Oggi “Il Carrubo” compie il suo primo anno, la sfida di Debora e Giorgio in mezzo al caos covid

Oggi “Il Carrubo” compie il suo primo anno, la sfida di Debora e Giorgio in mezzo al caos covid

Avete presente quando si entra in un tunnel e si vede una luce accecante?  Un bagliore improvviso” – ci chiede Deborah. “Ce l’avete presente?”.

E ancora prima di farle completare la frase, immaginiamo già come l’avrebbe conclusa. Per immaginarlo, abbiamo guardato negli occhi questi due giovani, con la loro figlioletta sulle gambe, e ci siamo catapultati nei ricordi dello scorso anno, prima del covid, quando Piazza Garibaldi era diventata di nuovo luogo di incontro e convivialità, grazie alla loro pizzeria.

Quella luce, in effetti, ce l’abbiamo ben presente: era l’entusiasmo di una città che aveva appena saputo che sarebbe tornata a vivere la piazza in modo diverso, era l’energia e l’ardore di due giovani che avevano realizzato il sogno di aprire una pizzeria al centro storico e di chiamarla “Il carrubo”, un omaggio alla città, a quella città che si erano messi in testa di valorizzare con una fusione tra imprenditoria e uso di spazi storici da rivivere assolutamente.

E poi? Dopo aver capito cos’era la luce?

“Poi il buio totale – continua Deborah. “Oggi quella luce continuiamo a cercarla, passo dopo passo, attraverso questo tunnel”.  

Il 17 febbraio, proprio oggi, la loro pizzeria compie un anno dall’apertura. Un giorno importante anche per Rosolini, che dopo decenni ha rivisto nascere una pizzeria in piazza. Un giorno che avrebbero voluto festeggiare con i clienti, gli amici e i parenti ma che purtroppo, causa Covid, si limitano solo ad annunciare, con enormi sfumature di paura e incertezza sul futuro della loro attività.

Non appena il nostro sogno imprenditoriale ha preso vita, superando ostacoli che ci sembravano insormontabili, arrivò la pandemia mondiale, il caos, la paura, le incertezze – ci raccontano Giorgio e Deborah. “Solo 17 giorni di lavoro prima della chiusura forzata. Ma quei 17 giorni li ricordiamo con un sorriso enorme. Il Carnevale fu per la nostra attività una grande attrattiva, ci portò nuovi clienti e tanta fiducia e apprezzamenti per la nostra qualità, su cui puntiamo sempre. Poi la chiusura, la riapertura in estate (che non ci ha ripagato nemmeno delle spese, perchè la gente aveva comunque paura ad uscire di casa) e oggi solo asporto e domicilio. Un modo di lavorare a cui non eravamo pronti, e che comunque non ci aiuta a sostenere le spese che sono necessarie ogni mese per tenere aperta un’attività”.

Come tutti gli altri ristoratori, Deborah e Giorgio, hanno investito tanto per adeguarsi alle norme anticovid, e lo hanno fatto pure bene, ma “a nulla è servito” – ci dicono. Quando è stato possibile riaprire, con l’illusione estiva che il covid fosse solo un brutto ricordo superato, hanno fatto di tutto però non perdere quell’entusiasmo: “Ad agosto abbiamo organizzato tante serate in tema siciliano e sono piaciute tantissimo, ci eravamo illusi, tutti, come cittadini e imprenditori, che il peggio fosse già passato e invece così non è stato”.

A Giorgio e Deborah tutti hanno riconosciuto un grande coraggio. Perché, diciamolo, investire oggi a Rosolini, soprattutto al centro storico, prevede già considerevoli sforzi e rischi, e farlo, senza nemmeno saperlo, affrontando subito dopo una pandemia mondiale che continua a mettere in ginocchio sanità ed economia, è davvero da ammirare. E lo è ancora di più quando dalle loro bocche, oggi, in mezzo a questo caos vengono fuori queste parole : “Noi ci crediamo, vogliamo continuare a crederci. Crediamo che tutto questo finirà, anche se stiamo già pagando un conto troppo salato. Vogliamo crederci perchè non vogliamo, adesso, abbandonarci all’idea di chiudere. Se le cose continueranno così, sarà inevitabile, ma speriamo che quella luce tornerà ad abbagliarci”.

Oggi, con Giorgio e Deborah, festeggiamo questo primo anno anche noi, a nome di tutti gli imprenditori della ristorazione, e anche del mondo sportivo che continuano “a credere”: credere che aver scelto di essere imprenditori è, e deve continuare ad essere, la scelta giusta. Una grande scelta che un giorno, ci auguriamo molto presto, tornerà ad essere ripagata per il coraggio e la determinazione che caratterizza, innegabilmente, chi sceglie di lavorare autonomamente, contando solo sulle proprie forze”.

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