Leonardo Gallato e il suo “Tacet”: un mix di musica, poesia e sicilianità

Leonardo Gallato e il suo “Tacet”: un mix di musica, poesia e sicilianità

Leonardo Gallato non è tra i talenti che Rosolini ha perso ma tra quelli che ha guadagnato; è un giovane artista che, come tanti, è stato costretto a lasciare l’isola per dare sfogo alle proprie inclinazioni e trasformarle, in breve tempo, in un grande successo. A distinguerlo, un grande orgoglio di appartenenza alla sua terra che manifesta con vivacità e trascina per l’Italia trasformandolo in poesia, in musica.

Il suo disco “Tacet” ne è l‘esempio lampante. Un tripudio di sicilianità e di nuda e cruda poesia infuocata da note jazz – rock. Un coinvolgente romanticismo, a tratti malinconico, che quasi ricorda i valori dell’amore cortese: raffinato, struggente e nostalgico. Nel disco di Leonardo i temi “narrati” sono legati ai luoghi e questi alla musica per un completo ritorno all’ autenticità, alla natura, all’ammissione di un’identità, fisica e sentimentale, che è necessariamente e letteralmente legata alla terra natia e alle sue tradizioni.

Sia i testi che la musica di Leonardo nascono “spontaneamente” in sedi differenti, dall’unione di due composizioni altrettanto differenti, quella poetica e quella musicale.

Quando scrivo non penso ad una canzone – ha dichiarato l’artista-  penso più ad una forma in poesia. Lo stesso vale per quando ho la chitarra in mano: non penso ad una canzone compongo solo per la musica. Per funzionare, poi, entrambi i pezzi devono scegliersi. È come comporre dei puzzle con piccoli pezzi che ho già in cantiere. Non tutti vanno bene, solo alcuni vestono alla perfezione”.

Poesia e musica che, pur mantenendo la propria identità, trovano un accordo, si uniscono, si fondono e danno vita a qualcosa di nuovo e di più intenso: è proprio questa la straordinarietà del suo disco.

L’album ha avuto una gestazione molto lunga. Registrato tra il 10 e il 13 febbraio 2017, mixato e masterizzato presso il Beat Bazar Stu-dio di Cremona da Nicola “Kruz” Carenzi, alla fine è uscito il 25 gennaio 2018, grazie ad una campagna di crowdfunding su Musicraiser. In pochi mesi ha ottenuto apprezzamenti e ottime recensioni dal mondo musicale: The Freak, La città della canzone, Il megafono, Musicabuzz, I think magazine e tante altre. Anticipato dai due singoli Vientu e Notturno, Tacet è il completamento, in musica, di un progetto nato nel 2015 a partire da una silloge poetica del cantautore, dal titolo Silenzi (Edizioni Terre Sommerse). Silenzi perché la poesia nasce dal silenzio e finisce col silenzio della lettura. Ma la parola poetica, anche nel silenzio della lettura, cerca ossessivamente la sua musicalità. Ecco che dalla poesia scaturisce la musica: le poesie di Silenzi diventano canzoni. Lo statico sostantivo di Silenzi si mette in moto: diventa musica, movimento. Diventa un verbo: Tacet, un punto di partenza per la creazione musicale a partire dalla poesia.

A contribuire con estrema maestria alla realizzazione di questo disco un vero e proprio incontro di strumenti e anime come afferma lo stesso Leonardo: “Dopo tanti anni di live, di viaggi, di bevute e di attese, Tacet è nato dalla magia di tre intensissimi giorni a Cremona, nel freddo febbraio 2017. Per realizzarlo si è mobilitata l’Italia: io e Daniele di Pentima (batteria, Abruzzo) siamo partiti in macchina da Roma; Claudio Covato (chitarra, Rosolini) si è mosso dal Veneto; Giulio Gianì (sax, Ispica) si è mosso da Genova e infine Salvatore Innorcia (basso, Rosolini) ha preso un volo da Catania. Ho la fortuna di avere tra i miei migliori amici dei musicisti formidabili, che in quell’occasione non mi hanno donato solo la loro musica, ci hanno messo tutta la loro anima. Tacet è l’incontro delle nostre anime. E se fate attenzione, potrete sentirne un’altra: è quella di Nicola Carenzi, “Kruz”, che si è immedesimato e appassionato da subito al nostro lavoro e che continua a supportarmi”.

Un’unione estremamente apprezzata nel mondo musicale; il sito Rockit.it così la descrive: “ Il loro libero e totale coinvolgimento negli arrangiamenti dei brani è senz’altro uno dei segreti dell’eterogeneità stilistica del disco nel suo insieme, che passa senza nessuna forzatura da un riff potente e aggressivo come quello di Vientu, quasi in stile King Crimson, a Comu ciova ciovi fora, dalle tinte rock e soul, agli arabismi di Moire, canto introduttivo a Canzuni pi Giuda ‘Scariota, brano dedicato alla figura del celebre traditore, fra i pezzi più dinamici ed elastici dell’intero lavoro; per arrivare, quasi alla fine, alla forza espressiva di Notturno”. La copertina invece rappresenta un quadro dell’artista Federica Sessa, “A maccia d’alivi”, ricordo d’infanzia (“L’albero d’ulivo”; 30×30, acrilico su tela), con grafiche di Daria Batolo.

“È stato bello ricevere sostegno da così tante persone – ha concluso Leonardo – Se il disco è stato pubblicato è solo grazie a chi mi ha voluto sostenere.”

Doveroso rettificare: se il suo disco è stato pubblicato è grazie al talento e alla perseveranza di Leonardo e dei suoi amici; grandiosi musicisti e artisti che Rosolini DEVE vantarsi di avere.

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