La conclusione del Concilio Vaticano II (7 Dicembre 1965) ricordata da un testimone

La conclusione del Concilio Vaticano II (7 Dicembre 1965) ricordata da un testimone

Oggi, nel cinquantesimo anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II, don Stefano Trombatore vuole ricordare quei momenti e condividerli con i nostri lettori.

La chiesa, voce amica per l’umanità

C’ero anch’io quel giorno di 50 anni fa, in fondo alla chiesa di S.Pietro, in piedi tra una immensa folla che si accalcava attorno ai 2500 vescovi e a Paolo VI, nella celebrazione conclusiva del Concilio Vaticano II.

Era il 7 di Dicembre 1965, vigilia dell’Immacolata e mi sembrava che lì si baciassero il disegno di Dio e la storia degli uomini, che lo Spirito Santo esplodesse tra le mitrie dei vescovi che apparivano schierate in una pacifica battaglia, nelle armonie dei canti, nelle parole ispirate e calde del Papa. Lì, in un cantuccio, vedevo nascere il nuovo e  il tempo fermarsi,  col fiato sospeso per lo scoccare dell’ora della riconciliazione tra Dio e l’umanità.

E sentivo le parole calde e appassionate di  Paolo VI piovere dal cielo e salire dalla terra fecondata da Dio: “La chiesa ha assunto la voce amica della carità pastorale e una corrente di affetto e di ammirazione si è riversata dal Concilio sul mondo umano moderno”.

La voce amica, ecco il cambiamento epocale, non le mura arroccate, non la condanna, non il fasto che abbaglia, ridicolo sfoggio del tempo che passa.

E risuonavano in me le parole profetiche dell’altro Pontefice che volle il Concilio, Papa Giovanni XXXIII, il papa buono, che chiese alla Chiesa, Sposa di Cristo, di usare “la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore,  mostrandosi madre amorevolissima di tutti, mossa da misericordia e da bontà verso i figli da lei separati”.

Sono passati 50 anni e queste parole di due grandi Papi he hanno come avvolto e riassunto il Concilio sono state finalmente raccolte da un altro Papa che si è voluto chiamare Francesco. Egli le ha rilanciate come sostanza del Giubileo della Misericordia che ha inizio proprio l’8 Dicembre 2015, il giorno dopo in cui quel Concilio ha avuto fine. Quella fiaccola di 50 anni fa ora riparte, anche se con “un po’” di ritardo a causa della debolezza e resistenza di tanti uomini di chiesa che hanno tentato di “addomesticare” e rendere innocua la sua potenziale carica esplosiva.

Sarà un fuoco di paglia, destinato a sua volta ad essere ricoperto dalla truce furia del tempo? Credo di no per tanti motivi, primo dei quali il fatto che il trait d’unione tra i due eventi è Maria, nella cui festa dell’Immacolata si concludeva il Concilio e si apre il Giubileo. Lei, l’immagine e il modello della chiesa, lei “l’umile serva” che nella sua bassezza ha proclamato le lodi del Dio che “ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato i poveri, ricordandosi della sua misericordia“.

Lei ha già visto in atto la misericordia di Dio verso tutti, a partire dai più poveri.

Sulle sue parole ho giocato la mia vita.

Di lei mi fido.

Don Stefano Trombatore


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