“Intercettazioni interpretate male”, respinte tutte le accuse al Tribunale del Riesame

“Intercettazioni interpretate male”, respinte tutte le accuse al Tribunale del Riesame

Si è detto assolutamente estraneo ai reati che gli sono stati contestati, dichiarando di non aver avuto mai rapporti con il deputato regionale Giuseppe Gennuso e di non aver mai raccolto voti per lui per la campagna elettorale delle ultime elezioni regionali del novembre 2017.

Francesco Giamblanco, 31 anni, genero del boss mafioso Michele Crapula, ha risposto a tutte le domande formulate dai giudici del Riesame (presidente Sebastiano Mignemi), per respingere tutte le accuse mosse dai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia. Giamblanco, raggiunto dalla misura cautelare in carcere, assistito dall’avvocato Antonino Campisi, ha sostenuto che gli inquirenti avrebbero “interpretato in maniera errata” le conversazioni tra lui e Massimo Rubino, 48 anni, che sono state effettuate dai Carabinieri. Frasi come “50 euro a voto”, “Pippo il nostro Santo”, che non sarebbero mai state scambiate con il deputato regionale Giuseppe Gennuso ma che sarebbero state pronunciate durante le passeggiate in bicicletta da Giamblanco per prendere in giro Rubino.
Sia il deputato regionale Gennuso che Rubino, invece, sottoposti alla misura cautelare degli arresti domiciliari, hanno rinunciato a comparire innanzi al Tribunale del Riesame, ma si sono presentati i loro difensori, l’avvocato Alvise Troja per il Rubino (considerato dagli inquirenti il “tramite” tra Gennuso e i Crapula) e gli avvocati Mario Fiaccavento e Francesco Granata per l’onorevole Gennuso che hanno chiesto ai giudici di annullare la misura cautelare disposta dal Gip Sammartino, sostenendo che non sono responsabili del reato contestatogli di “voto di scambio politico mafioso”.
I difensori hanno chiarito che l’onorevole Gennuso è assolutamente innocente e di non aver acquistato, come invece avrebbero “dedotto” i Carabinieri e il Pubblico Ministero Alessandro Sorrentino, le oltre 400 preferenze raccolte nel comune di Avola. “Il nostro assistito -hanno detto gli avvocati Fiaccavento e Granata- non ha fatto promessa di denaro e di favori a chicchessia, non si è mai rivolto a esponenti della criminalità organizzata di Avola per ottenere il consenso degli elettori avolesi e non ha conosciuto nè il boss Michele Crapula nè suo genero Francesco Giamblanco”.
I giudici del Riesame renderanno note le proprie determinazioni entro martedì della prossima settimana.

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