“Facciamo del bene ma senza pubblicità”, la risposta di un Testimone di Geova dopo le accuse alla Congregazione
“Ho avanzato la proposta di aiutare chi ha davvero bisogno, ma un Testimone di Geova non può esprimere alcuna idea o opinione. Se lo fa corre il rischio di essere cacciato, e così è stato per me”. Arriva una lunga risposta a questa e tante altre dichiarazioni di Giovanni Crepaz, Testimone di Geova che lo scorso 12 agosto ha voluto raccontare alla città un “triste episodio” per testimoniare la sua esperienza all’interno del gruppo religioso della Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova che dopo una serie di polemiche, secondo quanto racconta lui, lo ha scomunicato senza un preciso motivo), qui l’articolo sulla vicenda.
Essendoci, come sempre, manifestati aperti a qualsiasi replica, pubblichiamo oggi una nota di risposta alle dichiarazioni del signor Crepaz, giunta in redazione da un altro Testimone di Geova, il signor Francesco Arduini, che ci scrive da Pavia e intende dimostrare, numeri alla mano, quanto l’attività dei Testimoni di Geova abbia invece “ricadute sociali estremamente positive, senza farne pubblicità”.
“Non ci piace fare una pubblicità eccessiva alle opere che compiamo poiché siamo consci di quanto riportato nel vangelo: “Il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa” – scrive Arduini.
Riportiamo sotto il testo completo della replica a firma di Arduin, da intendere come l’ultima pubblicazione di questa Redazione in merito alla vicenda. Dopo aver garantito infatti opportunità di replica e ascoltato entrambe le parti, con la seguente pubblicazione si completa e assicura ai lettori il diritto ad una informazione esaustiva e super partes.
Il testo:
“Gentile Redazione,
leggo con un certo stupore, misto ad un pizzico di incredulità, il vostro recente articolo nel quale si dà spazio ad una lettera secondo la quale la Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova assoggetta alla scomunica gli aderenti che volessero “aiutare i bisognosi”.
Vi ringrazio per la possibilità di replica che date a chiunque “si sentisse tirato in ballo” e, in veste di Testimone di Geova da oltre trent’anni, ho deciso di coglierla per puntualizzare quanto segue: il tentativo di dipingere i Testimoni di Geova come persone indisponibili ad aiutare il prossimo non corrisponde alla mia esperienza pluridecennale. A riprova di ciò, basta consultare il sito ufficiale per vedere in quanti e quali modi ci sforziamo di aiutare le comunità attraverso il nostro servizio di volontariato.
Rimando, ad esempio, ai seguenti url:
www.jw.org/it/testimoni-di-geova/attivita/aiuto-collettività/
Qui si può leggere la lettera di ringraziamento ai Testimoni di Geova scritta da un ente di beneficenza (Kasssi.org) che si occupa di assistenza ai bambini poveri:
http://www.kasssi.org/wp-content/uploads/2013/10/Jehovahs_Witnesses-_Letter_of_Thanks-_Sydenham_and_Penge_Branch_09_102013-_P.pdf
Gli esempi sarebbero ancora molti ma, detto in “confidenza”, non ci piace fare una pubblicità eccessiva alle opere che compiamo poiché siamo consci di quanto riportato nel vangelo: “Il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa”.
Anche la più formale attività per la quale sono noti i Testimoni di Geova, cioè la predicazione del vangelo di casa in casa, ha ricadute sociali estremamente positive che nulla hanno da invidiare ad altre forme di volontariato. Secondo un recente sondaggio riportato da diverse testate giornalistiche (vedi ad esempio Repubblica del 24/03/2018), nel solo 2018 in tutta Italia 2.592 persone sono state aiutate ad uscire dalla dipendenza dalla droga, 2.882 dalla dipendenza dall’alcool e 20.557 dal tabacco.
Nella cittadina dove io abito, in provincia di Pavia, in un solo anno abbiamo aiutato 102 persone a risolvere problemi di tabagismo, 10 persone hanno risolto problemi di droga, 14 matrimoni ricomposti e salvati da probabili divorzi, 6 persone hanno risolto problemi di alcolismo, 6 persone hanno risolto problemi di ludopatia, 4 persone hanno risolto problemi con la legge e 3 persone hanno risolto problemi di violenza domestica.
Un membro del Corpo Direttivo della Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova, Gerrit Losch, nel JW Broadcasting di ottobre 2015 disponibile su jw.org, ha più volte affermato in modo chiaro che il comandamento di Cristo di “amare il tuo prossimo come te stesso” implica aiutare le persone in modo pratico, a prescindere dal fatto che queste accettino il nostro messaggio biblico.
Alla luce di quanto sopra, come è possibile affermare che i Testimoni di Geova “si aiutano solo tra di loro”? Come è possibile affermare che per noi, “chi non è Testimone di Geova […] può morire di fame?”
Potremmo fare di più? Certo! Tutto è perfettibile. Ma le narrazioni di taluni sembrano onestamente trascurare troppi dettagli.
Auguro al Sig. Crepaz un sereno percorso religioso, qualunque esso sia e gli rammento che, qualora lo desiderasse, i Testimoni di Geova sono sempre pronti a riaccoglierlo a braccia aperte.
Francesco Arduini