Don Luigi Giussani. “Una fede concreta”

Don Luigi Giussani. “Una fede concreta”

Riceviamo e pubblichiamo un articolo della storica rosolinese Irene Galfo, relativo ad una mostra che ripercorre la vita e le opere di Don Luigi Giussani, svoltasi nei giorni scorsi a Catania.

frammento 1

Alcuni frammenti della mostra.

La bellissima Catania con una via Etnea gremita di gente, pullula. Passi lesti e meno lesti di giovani e meno giovani, universitari alle prese con docenti e tesi, valige rumorose di pendolari, mamme, padri, figli, nonni, auricolari, cuffiette colorate, bimbi che mangiano gelati, occhiali da sole, guardie e palazzi, negozi e spese. Il mercato, “a fera o luni”, la frutta e gli ortaggi convenienti, la pescheria e il suono dell’acqua, stranieri presi da folklore, turisti sorridenti, scene di prossimi cortometraggi, il trenino che ti porta a spasso per la città storica. Una grande villa colma di verde, arancini, spremute, mandarinetti, artisti di strada, artigiani e giocolieri. Tutto si calma verso il Duomo, nei pressi del magico elefante cavalcato da Santa Agata, per cui “tutti semu devoti, tutti”, simbolo, tradizione e credenza che protegge la città dal celeberrimo vulcano brulicante. Lì nei pressi del Duomo ho incontrato in una mostra l’opera di Luigi Giussani, ricorre l’anniversario e il ricordo di una fede concreta, della ragionevole fede di un uomo che ha fatto della propria vocazione il concreto della vita, la vita che ama la vita e l’aiuta e dà conforto, gioia e amore in Gesù. Carità e non lussuria è il messaggio del Vangelo. Al di là delle perniciose vicissitudini e le atrocità che hanno scosso il mondo cattolico ora e nella frammento 2storia, oltre i messaggi “travisati”, le perfide strumentalizzazioni delle parole buone a fini utilitaristici o peggio belligeranti, superati i “taglioni” e le crociate,  inverata la storia, in parte, se amore, fede ragionata e dono servono Dio e servono a noi per liberare il mondo dalle subdole apparenze e maschere, per costruire con Philia comunione e comunità, per ridimensionare una buona volta lo pseudo amore dell’antisociale socialità dello schermo e dei filtri, l’egoismo sterile e tutto il nichilismo che una società del consumo comporta e produce, allora noi li accogliamo e li diamo con la gratuità del gesto cristiano, li conserviamo e li alimentiamo. Tutto si calma e si ascolta, ci si incontra, si conosce gente come Greta che con grande gentilezza racconta il percorso di Don Giussani e l’origine nel 1954 del movimento “comunione e liberazione” (nome derivante da un volantino diffuso da alcuni universitari nel 1969, contrastante rispetto al mondo culturale del tempo), le collette per i poveri, il doposcuola, i prodotti donati nei supermercati d’Italia, si percepisce l’opera buona dei collaboratori e dei giovani e si assiste a storia di fede concreta. E “la vita si agita” nel fervore dell’amore, non esiste tranquillità, limitazioni o freni, ma liberazione e “non c’è nulla che possa fermare la sicurezza di un destino misterioso e buono”, fede e ragione si conciliano, vicendevoli e grandi nella concretezza della vita, che non è per la morte, la vita è fatta per la vita. E questa vita comporta tutto, felicità e sofferenza con la differenza che accompagnata da una ragionevole fede non dispera.

Irene Galfo

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