“Voto controllato, puzza di compromesso”, la lettera di un giovane rosolinese ai nostri politici

“Voto controllato, puzza di compromesso”, la lettera di un giovane rosolinese ai nostri politici

Lo scorso 18 luglio si è svolta la prima seduta del Consiglio Comunale della nuova amministrazione. Il punto principale all’ordine del giorno è stata l’elezione del presidente e del Vice presidente del Consiglio. In entrambe le elezioni si è resa necessaria una seconda votazione. È stato proclamato Presidente del Consiglio il consigliere Piergiorgio Gerratana con 10 voti. L’opposizione si era invece invano “aggregata” sul nome di Rosario Modica che ha ottenuto 6 voti. La Vicepresidenza del Consiglio è toccata invece alla giovane Lorena Gerratana del movimento “Giovani Rosolinesi” , il big delle elezioni amministrative.

Non sono certamente mancati commenti e riflessioni da parte dell’opinione pubblica. A seguire, la lettera di un giovane rosolinese che commenta la votazione ritenendola controllata e gestita. Il giovane invita i politici e i cittadini tutti ad avere il coraggio di costruire alternative leali e legali. Ecco il testo integrale. 

“Volevo fare questa riflessione ad alta voce, anche se un po’ distratti dal caldo dell’estate ormai arrivata, con la speranza di ricevere qualche considerazione.

Qualche giorno fa, c’è stata l’elezione del Presidente e Vicepresidente del Consiglio Comunale di Rosolini, un momento importante, in quanto, il presidente, è la seconda carica istituzionale più importante dopo il sindaco. Mi chiedo e lo chiedo anche a voi, qual è la differenza tra il metodo della scheda ballerina, (usata comunemente per pilotare il voto in modo politico-mafioso) e quella incresciosa votazione a cui abbiamo assistito durante lo scorso 18 luglio.

Sicuramente il primo è reato, il secondo no, direte…

Ma entrambi i modi, a mio avviso, hanno la stessa puzza di compromesso di cui parlava Paolo Borsellino; ero presente insieme ad altri cittadini in aula durante l’elezione, ci siamo sentiti profondamente imbarazzati.

Si parla tanto di legalità, di rinnovamento, di cambiamento, di valori e poi si scade in meccanismi che sono allo stesso livello (se non peggiori) di quelli usati dai cosiddetti mafiosi. Che la politica sia l’arte del compromesso per eccellenza, tutto il mondo ormai ne è a conoscenza e, non ci meraviglia ne scandalizza il fatto che una maggioranza legittimamente proponga un suo uomo alla guida di un’alta carica istituzionale, (e sicuramente il consigliere Gerratana ha tutte le caratteristiche per poter ricoprire quella carica) ma, come ci si è arrivati, ha la stessa valenza di un atto “mafioso”.

L’articolo 48 della Costituzione Italiana dice: “Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. Il voto è personale ed eguale, libero e segreto“. Quello a cui abbiamo assistito in quella sera non va certo in questa direzione, con alcuni consiglieri della maggioranza che prendevano appunti per vedere se tutto procedeva come deciso in qualche stanza segreta.

Mi corre l’obbligo di farvi notare due cose a livello strettamente politico:

  1. La debolezza di una maggioranza che al primo consiglio deve già contare i propri voti interni;
  2. Una opposizione che pur di fare lo sgambetto all’avversario le ha provate con ogni modo e con qualunque mezzo.

Poteva andare in modo diverso. Doveva andare in modo diverso. È necessario stare attenti a una cosa: alle parole che si dicono devono corrispondere dei fatti concreti e non continuare nelle solite contrapposizioni sterili. Per settimane abbiamo ascoltato il reciproco senso di responsabilità per poi vedere uno spettacolo pietoso.

Bisogna trovare il coraggio di costruire delle alternative che abbiano grandi ideali e grandi punti di riferimento, per ridare dignità alla classe politica, perché “la politica è la forma più alta della carità”. Bisogna che le nuove generazioni, (non quelle che hanno bisogno del “padrino” ma quelli liberi, che non hanno paura di confrontarsi, di metterci la faccia, di sporcarsi le mani, di impiegare il proprio tempo, di fare dei sacrifici), si impegnino per il raggiungimento di quel bene comune, fonte di benessere per tutti e non solo per pochi”.

Giuseppe Cascino

Giuseppe Cascino

 

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