Una visita al centro di (non) accoglienza dei minori al tensostatico di Rosolini
Questa non è accoglienza. Non ci sono dubbi. Basta varcare l’ingresso della struttura tensostatica per accorgersene. Brandine e materassi sono disposti nel perimetro della struttura, in mezzo un grande vuoto. Non c’è un tavolo, non ci sono sedie, solo tanta roba dei ragazzi accatastata ai lati.
Una palla, quella c’è, e proprio stamattina li abbiamo trovati tutti in cortile a giocare o ad assistere alla partita, con un volontario che faceva da arbitro. I volontari, pochi, sono semplici cittadini che cercano di rendersi utili e dare una mano ai ragazzi anche per qualche attività e quelli della Caritas che hanno scelto di dare lezioni di italiano ai minori.
“Io sono qui da tre settimane”, ha detto uno dei minori, rispondendo alle domande che gli sono state poste dal deputato Tiziano Spada e dal consigliere Piergiorgio Gerratana che stamattina hanno voluto effettuare un sopralluogo nella struttura. L’ultimo, a settembre, lo avevano effettuato insieme al senatore Antonio Nicita e si erano ripromessi di tornare per capire se molte criticità fossero rientrate.
“La situazione però – hanno dichiarato Spada e Gerratana – è praticamente quasi identica. Gli impianti di riscaldamento non sono sufficienti, perché i ragazzi lamentano il freddo. I bagni, sono sempre 10, per 100 persone. L’acqua non basta”.
Ha evidenziato poi Gerratana: “Questa non è accoglienza, è improvvisazione. La città di Rosolini ha rinunciato ad una struttura sportiva funzionante per renderla un centro di accoglienza. C’è quindi alla base la rinuncia di una città per un’accoglienza che alla fine non stiamo riuscendo a garantire. Accogliere non vuol dire solo mettere un luogo a disposizione, ma creare le condizioni per avviare una vera integrazione per questi ragazzi”.
Il deputato Spada ha fatto sapere dopo l’incontro che nei prossimi giorni riferirà ogni criticità al Prefetto, dopo essersi messo in contatto con la Croce Rossa Italiana.
I DETTAGLI DELLA STRUTTURA
Il nodo della questione è il seguente: quella che a Rosolini dovrebbe essere solo una struttura di prima accoglienza, in cui i minori stranieri non accompagnati (Msna) dovrebbero restare per un tempo limite di una settimana, è invece nei fatti una permanenza molto più lunga, di settimane o addirittura mesi. Una permanenza più lunga, richiederebbe infatti un’offerta più completa di servizi che non sarebbero indispensabili in una struttura “di passaggio”. Quel “passaggio”, di una settimana, diventa praticamente un limbo, spesso anche lungo mesi, fatto di incertezze, paura, noia, mancanza di entusiasmo.
Cosa fate qui? Come passate le vostre giornate? “Non facciamo nulla, qualche lezione di italiano, ma nulla. Stiamo con il cellulare. Dentro c’è freddo, nei bagni c’è puzza”.
Lavano pure a mano i loro vestiti e li stendono ad asciugare ovunque, fuori. Oggi, a mezzogiorno, giacche e pantaloni erano stesi anche sul muro perimetrale del cortile, e pure con l’arrivo della burrasca, sono rimasti lì. Spostarli ad asciugare dentro? E dove? Sui letti? Perché non ci sono stendini. In verità, non c’è nemmeno un tavolo, non ci sono sedie, figuriamoci gli stendini. Ci sono solo brandine e coperte, anche tre, quattro coperte per ciascuno di loro, “perché c’è freddo”.
I bagni, lo sappiamo ormai, sono container. Per arrivarci, nel retro della struttura, è pure impossibile non sporcarsi le suole delle scarpe dato che gli scarichi finiscono sull’asfalto, spesso per qualche flessibile guasto. E mentre guardi le tue scarpe, sporche di urina, alzi la testa e leggi scritto su un container, letteralmente, “Vive Italia, fock la Tunisie!”.
Il medico e l’infermiere non mancano, sono presenti tutti i giorni, assieme a due operatori della Croce Rossa italiana, troppo pochi per quasi 100 minori (in questo momento sono poco più di 80 ma in alcuni periodi hanno anche superato i 200). Le medicine, ci sono. Mediatori linguistici e psicologi, solo una volta a settimana.
Molti dei minori, la maggior parte, restano nella struttura per molte settimane prima di essere ricollocati nelle strutture adeguate e ci informano che questo accade perché in molti casi sarebbero prossimi alla maggiore età e quindi il ricollocamento dovrebbe avvenire in strutture destinate all’accoglienza dei maggiorenni, spesso sature.
A tutto questo si aggiungono altri aspetti, non meno importanti. Un primo relativo alla possibilità che alcuni giovani, per racimolare qualche soldo o combattere la noia, possano essere assoldati da personaggi poco raccomandabili per lo spaccio di sostanze stupefacenti (a questo proposito però sottolineiamo che una segnalazione era arrivata alle Forze dell’Ordine che portò ad un blitz, settimane fa, in cui non fu rinvenuto nulla); poi c’è anche “il lavoro”. Alcune fonti riferiscono che è capitato che minori abbiano fatto ritorno alla struttura, dopo un giorno fuori, dichiarando di essere stati “a lavoro”, molto probabilmente in ambito agricolo.
Al momento, l’uso della struttura a centro di accoglienza resta tale fino al 31 dicembre e allo stato non risulterebbe alcuna proroga. A influire sulla decisione del mantenimento o meno del tensostatico come struttura di accoglienza potrebbe essere una nuova relazione di Comune e Asp che in un sopralluogo avevano certificato la struttura come non agibile e non idonea a ospitare i minori. Il motivo? Muffa, fognatura a cielo aperto e gravi problemi igienico sanitari. A partire da quel momento, i bagni sono stati sistemati, i riscaldamenti messi in funzione e l’acqua nella struttura viene consegnata anche in autobotti per tramite una ditta privata. La seconda relazione ha avuto esito positivo. La terza dovrebbe arrivare a breve.
L’acqua però continua a non essere sufficiente per 100 minori che hanno in uso dieci bagni in dei container. Undici condizionatori non sono sufficienti in una struttura che ha la conformazione del pallone, senza un tavolo, delle sedie, e alcuna attività costante. L’integrazione, e l’accoglienza – quella vera- dovrebbero essere molto più di una relazione igienico sanitaria “idonea”.
E no, questa non è accoglienza.
Enrica Odierna
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