
Sulla sedia a rotelle scopre una grande passione, così Concetta Pelligra scrive di memorie e canti siciliani
Dal numero cartaceo del mese di marzo 2020
“Da quando sono su questa sedia a rotelle, ho scritto più di 55 quaderni. Mi fanno sentire viva, mi distraggono, mi tengono impegnata. Non posso pensare di dover trascorrere un giorno senza scrivere quello che la mia mente ricorda al mio cuore”.
Così Concetta Pelligra, 88 anni, ci accoglie a casa sua, in un vicolo del Centro Storico in cui il tempo sembra essersi fermato, in cui i minuti si contano a parole e le ore sono scandite da canti antichi intonati dalla sua voce matura ma, per dolcezza, ancora tanto giovane. Ci hanno parlato di lei, di questa signora che non smette mai di scrivere e disegnare, da quando, 7 anni fa, è costretta a vivere su una sedia a rotelle e ha sentito la necessità di reinventare le sue giornate. Ed eravamo curiosi di sapere cosa scrive: non ci aspettavamo di certo grandi romanzi letterari da una signora poco istruita, ma volevamo a tutti i costi assaporare la dolcezza dei suoi ricordi, di suoni e parole che raccontano tempi lontani, custoditi gelosamente tra i quaderni posti ordinatamente nei cassetti del vecchio settimino.
Andiamo a trovarla e ci accoglie con cortesia e con un grande sorriso, felice di vedere volti nuovi e interessati a raccontare il suo tempo scandito tra l’inchiostro. Dai canti d’amore popolari siciliani, ai cunti, ai proverbi: così la signora Concetta mantiene intatta la memoria storica della tradizione orale siciliana, che ha sempre posto al centro la voce e i suoni come fili diretti a epoche concluse e mai dimenticate, come legame ai valori veri e antichi, oggi troppo spesso bistrattati.
Nella prima pagina di tutti i suoi 55 quaderni, c’è sempre una preghiera, una sorta di benedizione; perché, buona com’è, regala un quaderno a quanti lo chiedono o a quanti, più semplicemente, le restano impressi nel cuore. E a loro va la benedizione della sua preghiera, gettata su carta con una calligrafia elegante, tanto bella da non far notare nemmeno i piccoli errori di stesura.
“Al Comandante Maresciallo Vaccaro Giuseppe” (ex comandante della stazione di Rosolini, ndr) è stato destinato ad esempio uno dei quaderni che ha scritto. Sempre al Comandante è legato un aneddoto che ci ha raccontato commossa. “Ho disegnato la fiamma dei Carabinieri su un foglio, circondata da fiori e una dedica. Ho chiamato la caserma e chiesto se potesse raggiungermi a casa il Comandante Vaccaro”. E ridendo aggiunge: “Certo, li ho fatti un po’ preoccupare. Una signora anziana su una sedia rotelle che chiama la caserma…” Ma poi con gli occhi commossi e la voce rotta racconta il momento: “Quando il Comandante è entrato è rimasto sorpreso nel capire che quello che volevo era solo fargli dono di questo quadro e ringraziarlo per il lavoro che svolge per la comunità”.

La signora Pelligra con l’ex comandante della stazione dei Carabinieri di Rosolini, Giuseppe Vaccaro
Di una umiltà che non riusciamo a descrivervi e buona come il pane, fautrice, nella sua semplicità e nella sua quotidianità, di messaggi di cortesia, rispetto e valori di memoria antica che diventano esempio per una comunità che oggi è invece intenta a litigare sui social e a non dare valore a nulla pur vivendo in mezzo a milioni di novità. Evasivi, fin troppo leggeri o, al contrario, assolutamente pessimisti come siamo, rappresentiamo l’antitesi del mondo emotivo in cui vive la signora Pelligra e che, in quel vicolo nascosto di Rosolini, siamo stati felici di conoscere.
Quella casa e quelle righe, insieme al suono dolce delle sue canzoni, accolgono tutti. Un bicchiere di marsala artigianale, “fattu i casa”, per noi, uno pure per il pescivendolo e – forse non dovremmo dirlo – pure per il giovane postino in servizio, che tentato dalla dolcezza della signora non riesce a dire di no al profumo di quel vino che – fidatevi -difficilmente si scorda.
È lì, in quel vicolo, che il mondo si ferma, che il tempo acquista valore. Lì si entra e si riavvolge il nastro del tempo.
E lì dovreste andare per sentire che bel sapore che ha la vita tra quelle mura: il sapore dignitoso e cortese del vecchio marsala intinto di inchiostro, ricordi e umiltà.
Enrica Odierna