Sel. Fioretti e l’on Gentile: «Perché andare a votare “no”? Perché la nostra Costituzione può essere cambiata solo grazie al consenso del popolo»
Non si ferma la protesta contro il “sì” dei due esponenti di Sel-sinistra italiana, Corrado Fioretti e l’on. Raffaele Gentile – il primo di Rosolini e il secondo di Siracusa e provincia-, soprattutto in questi giorni prima del voto sulla Riforma costituzionale. «Siamo costantemente attivi tra le province di Siracusa e Ragusa per far conoscere ai cittadini le ragioni del perché andare a votare “no” -hanno dichiarato i due esponenti di Sel-, e impegnati a pieno regime per ampliare le nostre idee al servizio del popolo con tutti i mezzi possibili e immaginabili. Siamo stati ospiti in radio locali delle due province, abbiamo preso parte a convegni in tutte le città, come quello organizzato dalla fondazione “Fare Democrazia” a Noto presso il Convitto Ragusa giorno 14 ottobre, a dibattiti e conferenze pubbliche. La nostra campagna non si ferma e tra gli appuntamenti più importanti spicca quello del 24 novembre alle ore 17,30 presso l’Hotel del Santuario a Siracusa, con ospite il coordinatore nazionale di Sinistra italiana Nicola Fratoianni».
«Questa riforma è antimoderna, i cittadini vogliono contare di più. Con la riforma Renzi-Boschi conteranno di meno. Ecco perché schierarsi per il “no”, contro quelle che sono le idee del Pd, le loro motivazioni a favore del “sì” -sostiene Fioretti-. Il governo Renzi è sempre stato incentrato su propaganda fasulla e mai fattiva, e questo è bene ricordarlo. Un premier che sosteneva che mai avrebbe accettato di fare il primo Ministro se non passando dalle urne quando si vociferava l’ipotesi della decapitazione di Letta. Un premier che affermava di continuare a girare in bicicletta, ed invece è risultato essere il presidente del consiglio più “blindato” d’Italia e non solo. Un premier che diceva a tutti che la sua scorta sarebbe stata la gente, quando invece è l’agente di polizia ad esserlo. Un premier che finanzia l’acquisto del nuovo aereo presidenziale. Un premier che continuamente rifiuta qualsiasi tipo di confronto. Oggi Renzi sta diventando il leader di un partito di notabili, leader di un partito “pigliatutto” che tutela gli interessi dei gruppi particolari. Si è formata ormai questa nuova forma di potere, in cui Renzi ne è capo assoluto. Quindi andiamo a votare tutti quanti “no”».
«La Costituzione non è una legge qualunque -ha detto l’on. Raffaele Gentile. Per poter essere modificata occorrono dei procedimenti particolari, procedure che richiedono una ben determinata riflessione. In tutta questa situazione, Renzi si è mosso in maniera per così dire “brutale”, pensando di imporre a un paese come l’Italia una modifica di ben 47 articoli attraverso un colpo di Maggioranza chiedendo sempre un voto di fiducia da parte di un ristretto gruppo Parlamentare per altro trasversale. E cioè, fatta dal gruppo del Pd tranne qualche dissidente. Dunque è un problema di metodo. La nostra Costituzione si può cambiare, ma con il consenso del popolo, largamente maggioritario, e non con una minoranza organizzata. Questo, tra l’altro, è un referendum confermativo, e in quanto tale può essere richiesto dal 20% dei parlamentari. Sostanzialmente è incentrato sulla forma del senato. La critica fatta da Renzi è che il bicameralismo che c’è in Italia non fosse sufficiente ad affrontare non solo i tempi politici, ma i tempi politici che devono andare a pari passo con l’evoluzione della società. Il fondamento della richiesta qual’era: la società ormai ha bisogno di decisioni veloci, una legge deve essere fatta velocemente, non può passare da una Camera all’altra. Ma nella realtà questo bicameralismo, Camera e Senato, non viene modificato affatto. Semmai vengono ridotte alcune competenze del Senato. Quindi ci sarà comunque il rimbalzo da una Camera all’altra. Sì, è vero che si riduce il Senato a 100 senatori da 315, ma restano 630 deputati alla Camera. Se si voleva fare un pò di risparmio, bisognava eventualmente dimezzare anche il numero dei parlamentari alla Camera. Poi, con questa riforma il Senato verrebbe nominato dall’alto, perché sarebbero gli stessi consiglieri regionali che esprimerebbero il nome di chi deve andare poi al Senato. Quindi avremo così un Parlamento che non è fatto di rappresentanti del popolo -conclude Gentile-, ma di persone scelte da pochissime persone. Si altera completamente l’assetto democratico del paese.»
Giuseppe Gallato