Rubrica di psicologia – Le quattro convinzioni che ostacolano il cambiamento
Tra le tante credenze che ci sono nel senso comune, quattro sono quelle che ostacolano la generazione di altre descrizioni di sé, di nuovi modi di agire, di risolvere i problemi, di stare in relazione. Quali sono?
- SIAMO FATTI COSì, ovvero la credenza che si nasce in un modo e si muore sempre in quel modo. No, non siamo fatti. L’essere umano è plastico, influenzabile, cangiante in base al contesto culturale, sociale, familiare in cui si trova. Studi psicologici dimostrano che l’arco della vita umana si può suddividere in più fasi ognuna delle quali rappresenta un cambiamento del modo di pensare, di agire, di ciò che si desidera. Si pensi all’adolescenza, il periodo tumultuoso con veloci cambiamenti fisici e cognitivi.
“Da piccolo ero una peste, ora mi sono dato una calmata!”, “Non mi capisco più. Che mi sta succedendo?”, “Mi dispiace, non sono più quella di una volta”, “Non mi piace più questa cosa”, “Le mie priorità adesso sono cambiate”.
La biologia e la fisica lo dicono chiaramente “tutto si trasforma”.
I termini usati dal senso comune quali “personalità”, “carattere” per il senso scientifico non assumono valore di ente empirico, ovvero di oggetto che ci viene donato alla nascita e che rimarrà sempre con la stessa forma, stesso colore e stessa massa accanto a te. L’inghippo sta qui: convincersi che l’uomo sia immutabile. Credere che noi stessi “siamo fatti così” ostacola il cambiamento del modo di pensarci, di descriverci e, di conseguenza, di agire, di affrontare le situazioni, di provare emozioni.
Credere che gli altri, come i nostri figli, i nostri genitori, i nostri partner, i nostri amici abbiamo sempre quelle caratteristiche dalla nascita e non ne potranno avere altre impedisce di relazionarci con essi diversamente. Si evita di dire, di fare qualcosa per e con l’altro “perché tanto lui/lei è così” e parallelamente si allontana la possibilità di interagire con l’altro in altri modi. Da questa visione si originano e persistono i conflitti.
- SONO COLPEVOLE, ovvero la convinzione che siamo la causa di avvenimenti della nostra vita.
“Mi ha lasciato; è colpa mia” , “Sono accadute troppe cose brutte nella mia vita; è colpa mia. Me lo sono meritato”, “Non mi parla più per colpa mia”, “Se non mi vuole è per colpa mia”.
Spesso addossarsi la colpa di ciò che ci capita è la via più facile, ma anche la più distruttiva. Come mai descriversi come causa di eventi è comodo? Succede che quando si verifica qualcosa che non ci aspettavamo e/o non desideravamo (come lutti, allontanamenti, fine di relazioni, fallimenti, non raggiungimento di obiettivi) tendiamo a focalizzarci su noi stessi come unica spiegazione di tutto, invece di analizzare quali dinamiche relazionali, sociali, culturali hanno contribuito al verificarsi di quell’evento o invece di accettare che a volte non c’è nessuna spiegazione (vedi lutti).
Il senso di colpa costituisce un grosso macigno da portare sulle spalle in quanto ci porta a osservare noi stessi in negativo e a non focalizzarci su quali risorse si hanno e su cosa si potrebbe fare per migliorare la situazione.
- SEI COLPEVOLE, ovvero la convinzione che gli altri siano la causa di ciò che ci accade.
“La nostra storia è finita solo per colpa tua”, “Sto soffrendo per colpa tua”, “Se adesso mi comporto così, è colpa dei miei genitori”.
Questa convinzione da una parte ci alleggerisce il carico delle criticità che si stanno vivendo, dall’altra non ci aiuta a venirne fuori. Come mai? Descrivere gli altri come la causa dei nostri problemi fa sì che non ci si concentra su quali dinamiche interattive che si creano tra noi e gli altri. Analizzare cosa sia accaduto nell’interazione con l’altro è un processo che richiede energie e che comporta l’osservazione di come ci siamo posti nella relazione con gli altri, cosa potevamo fare per cambiare la situazione. Descrivere gli altri come la causa di ciò che ci accade, allo stesso tempo, ci fa rimanere imbrigliati nei problemi in quanto “se la colpa è tutta sua/loro, io non posso fare niente”.
Il concetto di colpa, sia se lo si attribuisce agli altri sia a noi stessi, ostacola il trovare altri modi di gestire i problemi e il cambiamento della situazione.
- LE COSE SONO ANDATE COSì E ANDRANNO SEMPRE IN QUESTO MODO, ovvero la convinzione che gli eventi che si susseguono sono sempre gli stessi e non potranno cambiare. E’ una credenza generica e assolutista, cioè che attribuisce l’aggettivo “immutabile” al tempo, allo spazio, agli eventi. E’ la convinzione che più ci immobilizza, in quanto ci fa osservare il mondo sempre con gli stessi occhi negando ed allontanando la possibilità di cambiare le lenti con cui si osserva. Questo ci porta a selezionare e a focalizzarci sempre sugli stessi oggetti che costituiscono il mondo e ad oscurarne tanti altri che lo compongono. Si crea così un loop osservativo :
“Da quando sono nato mi succedono sempre le stesse cose”, “Non sono mai stato felice e mai lo sarò”, “tutti si sono sempre approfittati di me”, “non ho ancora trovato la persona giusta e ormai non la troverò”.
Più queste convinzioni si solidificano e più impegno ed energia servono per toglierci dagli occhi queste lenti buie e costruirne altre che facciano vedere più dettagli, più colori, più sfumature.
Dott.ssa Rosita Solarino, Psicologa e Mediatrice
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