“Regione giustificata”, il Cga rigetta il ricorso dell’ex sindaco Calvo che voleva rimanere in carica fino al 2020

“Regione giustificata”, il Cga rigetta il ricorso dell’ex sindaco Calvo che voleva rimanere in carica fino al 2020

Il ricorso di Corrado Calvo non doveva essere dichiarato “irricevibile” in primo grado dal Tar di Catania in quanto depositato con la “tempistica” giusta, ma, entrando nel merito, si “giustifica” il comportamento della Regione Sicilia che ha indetto le elezioni per il giugno 2018, una “giustificazione” che in pratica pone fine alle velleità dell’ex sindaco di ritornare a sedere nella poltrona di primo cittadino di Rosolini.

Corrado Calvo, infatti, aveva promosso ricorso contro l’emanazione delle elezioni a Rosolini nel 2018 da parte della Regione Siciliana, sostenendo che il suo mandato non sarebbe concluso nel 2018, ma doveva scadere nel 2020.

Nel 2013, infatti, Corrado Calvo fu eletto sindaco dopo aver vinto il ballottaggio con Pippo Incatasciato. Giovanni Giuca, arrivato 3° per un solo voto di scarto su Pippo Incatasciato, presentò ricorso al Tar che fu accolto e si ritornò a votare in due sezioni, la 2 e la 16. Nel frattempo, per circa un anno, il Comune fu amministrato da un commissario ad acta nominato dalla Regione.

Si ritornò alle urne nelle sezioni 2 e 16 nel marzo del 2015 con Giovanni Giuca che puntava ad arrivare secondo e disputare il ballottaggio con Corrado Calvo. Ma ad arrivare al ballottaggio fu nuovamente Pippo Incatasciato e secondo il “principio di conservazione” Corrado Calvo fu eletto sindaco automaticamente senza bisogno di ripetere il ballottaggio con Incatasciato che si era già svolto nel 2013.

Il Tar di Catania aveva dichiarato “irricevibile” il ricorso di Calvo in quanto presentato con la “tempistica” errata, una sentenza che però è stata smentita dal Cga di Palermo con sentenza pubblicata oggi (25 giugno) che ha invece accertato che i tempi nella presentazione del ricorso erano stati rispettati in pieno.

Il Cga di Palermo, presieduto da Rosanna De Nictolis, è entrato poi nel merito della sentenza, “giustificando” il provvedimento della Regione.

“Il Collegio -si legge nella sentenza del Cga-, ritiene che nel caso di specie il mandato del sindaco decorre dalle elezioni del 2013 dal momento che la sentenza del Tar Catania posta a sostegno delle ragioni del ricorrente ha comportato il rinnovo del voto in modo parziale in quanto circoscritto alle sole sezioni n. 2 e 16 del Comune di Rosolini. Ne consegue che il mandato elettorale qui in esame ha avuto avvio nel 2013 e si giustifica il provvedimento regionale che indice le elezioni per il giugno del 2018”.

Poche righe che, secondo i ricorrenti, non danno risposta al quesito secondo il quale il provvedimento è da dichiarare “legittimo o illegittimo”, e soprattutto non da risposta al quesito posto dai ricorrenti in merito all’articolo 51 che afferma che il sindaco deve durare in carica per 5 anni.

“Tautologica” viene definita questa sentenza dall’avvocato Emanuele Tringali che ha promosso il ricorso per conto dell’ex sindaco Corrado Calvo.

“È la prima volta che leggo una sentenza che viene liquidata nel merito con sei righe -afferma Tringali-. Prendiamo atto di questa decisione, ma questo non toglie che ci è stato impedito di avere due gradi di giudizio visto che il Tar di Catania ha grossolanamente sbagliato nel ritenere “irricevibile” il nostro ricorso per la tempistica. Non è normale, poi, che un cittadino ricorre al magistrato per sapere se un provvedimento sia legittimo o illegittimo, ma con il termine “giustificabile” non risponde alle questione che avevamo posto con il nostro corposo ricorso”.

L’11 luglio un altro appello al Cga insidia la poltrona del primo cittadino Pippo Incatasciato. È quello del dottor Tino Di Rosolini che è sicuro di essere stato “vittima” di irregolarità nelle ultime elezioni “Amministrative” del 2018. Il ballottaggio con Pippo Incatasciato, che vinse al primo turno, non si svolse per una manciata di voti.

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