“Quando si cerca il consenso con i risvolti della vendita della droga…”, la pesante denuncia di Tino Di Rosolini in consiglio comunale

“Quando si cerca il consenso con i risvolti della vendita della droga…”, la pesante denuncia di Tino Di Rosolini in consiglio comunale

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Una denuncia che ha avuto il fragore di una bomba scagliata al centro dell’aula consiliare, quella del consigliere Tino Di Rosolini, che ha scatenato reazioni infuriate da parte di alcuni consiglieri di maggioranza.

Chi ha risposto fuori dai microfoni: “Na dittu ca siemu che drogati”, chi si è alzato invitando la maggioranza, sempre fuori dai microfoni, a lasciare l’aula. Chi, come il consigliere Fratantonio e l’assessore Lucia Piazzese hanno invece voluto prendere parola per replicare a Di Rosolini: “Se sa qualcosa, faccia una denuncia con nomi e cognomi perché ha detto una cosa gravissima”. E ancora “non mi tange, personalmente, ciò che dice” ha risposto il Presidente del Consiglio. “Chieda scusa a tutti” è stato l’invito di Luigia Di Stefano e di Lucia Piazzese. E il commento fuori dal microfono di Giuseppe Di Mari: “Può chiedere tutte le scuse che vuole, io non le accetto”. Il vicesindaco Paola Micieli è stata la prima a voler abbandonare l’aula: “Vi dice queste cose e nessuno parla!” esclama alla maggioranza sempre fuori dai microfoni. Poi al microfono: “Di Rosolini, se può ripetere perché non abbiamo capito! I proventi? La campagna elettorale? La droga? Da chi? Da noi? Io me ne sto andando”.

“Si interroghi, invece di alzarmi il dito, rispetto alle denunce che sto facendo” – ha replicato Di Rosolini.

È stato un momento teso, a cui qualcuno ha dato importanza, altri hanno cercato di riportare il discorso sul punto, altri ancora hanno risposto con sorrisini e indifferenza. Ma è chiaro che lunedì 30 ottobre, alle ore 19, quando il consiglio si riunirà, e stavolta probabilmente con la presenza del sindaco Giovanni Spadola, il tema – che non sembra essersi chiuso- potrebbe riservare ancora conseguenze.

Nell’ambito della mozione “Ordine pubblico”, presentata dalla vicepresidente del Consiglio Comunale Concetta Cavallo, con l’intenzione di presentare un documento di richieste al Prefetto, proposto ieri al consiglio, il consigliere Tino Di Rosolini ha definito “fuffa” lo stesso documento, che non affronta problemi reali del territorio ma è solo retorica vuota. Così si è lasciato andare alla descrizione di una fotografia della città in cui “se dobbiamo trovare un terreno comune da condividere, certe cose ce le dobbiamo dire, dobbiamo avere il coraggio di dirle, solo se tutti abbiamo una comune capacità di denuncia, possiamo costituire un tavolo per lavorare su certi temi”.

Riportiamo, parola per parola, la parte più importante della sua dichiarazione, (nella diretta streaming, a questo link, a partire dal minuto 3:06:48), per restare più fedeli possibile a quanto accaduto.


“(…) c’è un altro problema, quasi nessuno ne parla. Io ne ho parlato in campagna elettorale e ciò che ho detto in campagna in elettorale, lo ribadisco in questa sede. Quando si cerca il consenso mettendo assieme i risvolti della vendita della droga e diventano occasione per creare schieramenti politici…io voglio sapere chi ha il coraggio di dire queste cose. Siamo tutti muti? È possibile che solo noi sappiamo che il dato politico in questa città è che è emersa una nuova classe sociale di condizionamento ed è fatta da chi in fondo gestisce la droga in questa città? Non si capisce da che cosa nascono individualità politiche amministrative nella città…tutti lo sappiamo e nessuno ha il coraggio di dire che c’è questo argomento che deve affrontare la magistratura. Ma in sede politica, come la affrontiamo? Non possiamo continuare a rifiutare il discorso elettorale di chi in fondo pensa di far trasformare il consenso economico e di disgrazia su tanti giovani, anche in quota di partecipazione politica e sociale! Ma chi ne parla? C’è anche la possibilità di dire in questa città che sono successi fatti di cui nessuno parla e di cui nessuno ha parlato. Io ho denunziato un fatto alla Procura e aspetto risposta. In questa campagna elettorale si è strumentalizzato l’handicap per dire che Tino Di Rosolini non vale, uccide gli uomini, e qualcuno sorride, sorride nello scrivere il nome di un candidato nella testa di qualcuno. Quale associazione ha parlato in difesa degli handicap dicendo che non si può tollerare? Chi si è costituito parte civile, rispetto a una denunzia? Nessuno. Nessuno. Il silenzio. E voi pensate che solo così (con una mozione) potete costituire un tavolo in cui tutti possiamo partecipare allo stesso livello? Possiamo partecipare allo stesso livello se abbiamo una comune capacità di denunzia rispetto a queste cose”.

E ancora, riassumiamo la parte finale del suo intervento: “In campagna elettorale si è sviluppata, e pesa nella città, la cosiddetta campagna elettorale della diffida. A chi interveniva a favore di un candidato, c’era chi telefonava a casa per dire: ma tu ti stai mettendo contro di noi? Un’opera di intimidazione. E se oggi il consiglio comunale ha pochissime persone, pensate sia perché la gente ha fastidio di venire in consiglio? Non è così. Ai giovani dobbiamo dimostrare che questo è un consiglio sano che ha idee per invertire tendenze che sono state compromissorie. C’è un clima di intimidazione che qualcuno vuole perpetrare con arroganza pensando di avere le carte in mano, quando queste carte sono truccate e fasulle. Queste cose ce le dobbiamo dire.  Perché non facciamo un consiglio comunale straordinario sulla droga? Perché tanta gente non si impegna in politica? Perché sa che se deve parlare, ufficialmente, con qualcuno delle Istituzioni che invece rappresenta altri mondi, evidentemente non crea entusiasmo. Possiamo dire ai giovani che si drogano, che fanno furti, che con la politica si può risolvere questo problema? O forse mi sto inventando i pacchi doni elettorali? È stato uno strumento per avvertire la città che le economie si possono muovere anche in modo anomalo”.


“Dal punto di vista mio, personale, e sicuramente di gran parte della maggioranza – ha risposto irritato il consigliere Luigi Fratantonio non condivido quello che dice e mi allontano anni luce da quello che ha dichiarato. Non mi ritengo una persona che ha lavorato con altri mezzi in campagna elettorale se non quello di presentarsi ai cittadini, non conosco altri mezzi. Mi stranisce che alla luce di queste dichiarazioni tu non abbia denunciato prima. Non ti permettere di dire queste cose in consiglio comunale, ti devi vergognare. Ti devi vergognare! Parli a me di pacchi dono? Tu come me ti alzi la mattina per andare a lavorare e torni la sera. Se sai, denuncia. E se mi renderai edotto, se saprò anche io, sarò il primo a denunciare, verrò a denunciare con te”.

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“Affermazioni pesanti e gravi che hanno offeso tutti quanti” – ha detto l’assessore Lucia Piazzese.  “Non è giusto dire certe cose, fanno male. Io personalmente non sento questa cosa, perché sono pulitissima. Però ho visto anche la reazione degli altri…e sono puliti anche i miei colleghi”

“Io personalmente non mi sento preso in causa. La mia famiglia è pulita”- ha gridato fuori dai microfoni la vicepresidente Concetta Cavallo. “La invito a chiederci scusa” – ha detto la consigliera Luigia Di Stefano. “È giusto accusarci di aver fatto una campagna elettorale con i proventi della droga? La campagna elettorale l’abbiamo fatta tutti, lei accusa tutti”.

In aula, il caos. I commenti fuori dai microfoni, la volontà di provare a spostare il discorso sul punto ordine pubblico, centro accoglienza e documento da presentare al Prefetto. Ma si erano ormai infiltrati, tra gli scranni, la rabbia di alcuni consiglieri, l’indifferenza di altri, anche qualche piccolo cenno sorridente e i commenti sussurrati in dialetto: “lassulu parrari” o “io non lo accetto”. Rapide telefonate…forse al sindaco, che non era presente.

Poi la decisione: quel documento da presentare al Prefetto sarà rivisto, e rivotato, lunedì 30 ottobre, nell’aggiornamento della seduta. E l’aria pesante, intanto, annebbia l’aula consiliare rimasta vuota e piena di domande.

Enrica Odierna

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