“Perchè la violenza? Perchè la morte?” Riflessioni di una studentessa rosolinese sul femminicidio
Immaginiamo di passeggiare per il centro e vedere esposto in una vetrina di un negozio un pallone da calcio.
Entriamo, ci informiamo sul prezzo e dato che ci piace lo compriamo.
Tutto ciò che compriamo, nei primi giorni lo usiamo con attenzione, cerchiamo di non rovinarlo ma poi, quando iniziamo a “prenderci più confidenza” capiamo che è ormai un oggetto di nostra proprietà e lo utilizziamo come più ci piace. Nel nostro caso, con il pallone da calcio iniziamo a giocarci, lo calciamo contro il muro e se va a finire dentro una pozzanghera e si sporca non fa niente.
Beh ci sono uomini che credono che le donne siano oggetti, uomini che credono che dopo aver scelto la donna che più gli piace possono trattarla come vogliono, uomini che affermano che la donna è di sua proprietà.
Ma non è così, per niente.
Io, da ragazza vedo questo fenomeno che molti chiamano “violenza sulle donne” o, addirittura “femminicidio” con un occhio diverso.
Io, da ragazza posso affermare che la nostra vita è speciale ed unica tanto quanto quella degli uomini.
Noi non siamo oggetti, siamo persone e, in quanto esseri umani ci meritiamo lo stesso rispetto che noi diamo agli altri.
Una famosa frase dice: “Vuoi amore? Dammi amore.” e, questa frase, in tutta la sua semplicità dice tutto.
Gli uomini devono essere i nostri angeli custodi, i nostri principi azzurri che ci fanno svegliare con il sorriso. Non i mostri che ci fanno svegliare con le lacrime.
Noi donne siamo importanti tanto quanto loro uomini e non ci meritiamo tutto questo.
Perché la violenza? Perché la morte?
Giorno 25 novembre è stata la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. In classe abbiamo avuto modo di parlare di questo inquietante fenomeno e credo che proprio parlarne nelle classi sia una delle cose più importanti da fare.
Bisogna far capire ai ragazzi d’oggi, ai futuri uomini che la vita è un dono prezioso e che non si può togliere dalle mani di una donna solo per gelosia o pazzia.
Alessia Cerruto 3^F
3° ISTITUTO COMPRENSIVO “E. DE CILLIS”