Origini mitologiche e storiche della parola “cornuto”
Cari lettori, è per voi che nasce l’idea di creare una rubrica nuova e singolare, uno stralcio di cultura semplice e a portata di mano che ha come protagoniste le parole. Le usiamo quotidianamente per interagire e raccontare, ma anch’esse hanno una storia da tramandarci. L’etimologia è proprio questo: una branca del sapere che studia l’origine e la storia delle parole.
Vi siete mai chiesti ad esempio “Perché una cosa si chiama in un modo invece che in un altro?”, o ancora “Perché usiamo questo modo di dire?”
Il mio fine è proprio quello di rispondere, insieme a voi, a queste domande, tentando di valorizzare la nostra identità linguistica da italiani e da siciliani.
Vi accompagnerò per qualche uscita in questo breve gioco di ricerca.
Il primo termine che ho scelto di proporvi è CORNUTO e sono certa che stia destando in voi una forte curiosità.
Deriva dal latino “cornutus”, derivato di “cornu”, e indica propriamente il “corno”.
Oggi, lo sappiamo tutti, “cornuto” è usato per indicare una persona tradita dal proprio partner ed essere definito tale è un‘offesa che più è vera e più è imperdonabile.
Ma perché usiamo il termine “cornuto” invece del più semplice “tradito”?
Le origini di questa usanza linguistica sembrano essere tante, ma ho scelto di proporvene due.
La prima è mitologica:
– Minosse (Re di Creta per intenderci), morto il padre, voleva ad ogni costo salire al trono di Creta al posto dei fratelli, perché convinto di essere l’unico ad avere la benedizione degli dei. Per dimostrare quindi che gli dei avessero veramente scelto lui per il trono, pregò Poseidone (dio del mare) di far uscire dall’acqua una creatura magnifica e promise che,una volta ottenuto il trono di Creta,avrebbe offerto la stessa in sacrificio agli dei.
Poseidone accolse la sua preghiera e fece uscire dall’acqua un magnifico toro bianco.
Fino ad allora nessuno a Creta aveva mai visto un toro così bello.
Divenuto re, però, Minosse venne meno alla sua promessa e invece di sacrificare il bellissimo toro bianco immolò un altro toro.
Scatenata l’ira degli dei, Poseidone decise allora di vendicarsi facendo innamorare Pasifae, moglie di Minosse, del bellissimo toro bianco.
La donna però, ardente di passione, non poteva giacere facilmente con un toro data la sua diversa natura. Chiese dunque aiuto a Dedalo, il più grande architetto e inventore ateniese, che le costruì una bestia di legno, una sorta di sovrastruttura in cui la donna poteva introdursi per soddisfare il suo desiderio carnale senza subirne danni fisici. Dall’unione di Pasifae con il toro nacque il famoso Minotauro.
Qualche versione narra che tutto il popolo di Creta alla vista di Minosse soleva fare di nascosto il gesto delle corna ed egli per vergogna decise di condannare il Minotauro a vivere per sempre in un labirinto (costruito tra l’altro sempre dallo stesso Dedalo).
La seconda storia sembra indicare invece come la diffusione del termine “cornuto” sia cominciata proprio in Sicilia per propagarsi, solo in seguito, nel resto d’Europa.
– Era il 1183 e Andronico I era imperatore bizantino. Salito al potere con una serie di inganni si era fatto tanti nemici e si narra che escogitò una vendetta straordinaria nei loro confronti: prima li faceva arrestare per futili motivi, poi giaceva con le loro mogli e come beffa finale ordinava di mettere una testa di cervo sulla porta delle loro case (da qui il modo di dire METTERE LE CORNA).
Due anni dopo, pretesti politici spinsero il Re di Sicilia Guglielmo II ad assediare Tessalonica con il suo esercito.
I siciliani furono quindi tra i primi stranieri a mettere piede nell’impero bizantino ai tempi di Andronico e delle sue vendette. L’esercito, giunto a Tessalonica, rimase sbalordito dalla moltitudine di corna appese alle porte delle abitazioni e tornato in Sicilia cominciò a diffondere il termine “cornuto” così come lo conosciamo, per indicare quindi un uomo non solo tradito ma anche umiliato.
Svelato il mistero di questa prima parola, vi invito con molto piacere a proporre le vostre, italiane o siciliane. Alla prossima!
A cura di Enrica Odierna
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