Lo dico al Corriere: “Per combattere il virus non bisogna minimizzare”, la lettera di un cittadino
“LO DICO AL CORRIERE”
Riceviamo in redazione una lettera da parte di un cittadino rosolinese, l’Avv. Alberto Bocchieri, che intende condividere un suo pensiero con tutti i compaesani in merito alla situazione di disagio economico e sanitario che tutti i rosolinesi stanno vivendo in queste settimane di zona rossa. Di seguito la lettera integrale per la rubrica “Lo dico al Corriere”:
Egregio Direttore,
ringraziandola per la disponibilità concessami, vorrei condividere sulla vostra pagina questo mio pensiero.
Giorni or sono Rosolini ha superato la soglia di 150 casi da Covid 19, facendo scattare il permanere della zona rossa nel nostro comune. Le imprecazioni che ho sentito in questi giorni sulla mancanza di controlli da parte delle autorità sono state innumerevoli. Tutti a dire: “questo succede perché’ lo Stato non è presente”.
Ieri, invece, i vigili urbani e la polizia di stato hanno posto in essere tutta una serie di controlli ed ecco che il web si è infuocato, denunziando uno “stato di polizia” limitante in maniera pericolosa la libertà personale dell’individuo.
Fatta questa premessa, al fine di evitare fraintendimenti, voglio precisare che il sottoscritto è pienamente convinto che la riapertura delle attività, numeri permettendo, sia oramai necessaria dato che il nostro tessuto sociale, specialmente al sud, non è più in grado di sopportare un ulteriore prolungamento delle chiusure.
Il problema, però, è come porre in essere tale riapertura. Il sars-cov2 è un virus che ha una estrema capacità di adattamento e mutazione al fine di garantirsi la propria sopravvivenza. Si chiama “evoluzione”. In Inghilterra e, soprattutto in Brasile, citando i casi a noi più noti, questa evoluzione ha portato alla nascita di ulteriori varianti del virus molto più infettivi di quello iniziale di Wuhan. Il virus si fortifica, vuole vivere e si perfeziona nei continui contatti. Più ci si infetta e più questo mostro si rinforza per imporsi sull’uomo.
In questo quadro cosa può succedere. Nessuno può rispondere allo stato attuale e nessuno, al contrario, può escludere niente. Di sicuro solo lo sprovveduto può minimizzare e mi fermo qua. Orbene, giunti a questo punto, cosa si deve fare. Innanzitutto occorre che tutti ci si vaccini.
Il sottoscritto, giorno 06/04/2021 durante l’open day è andato a vaccinarsi, senza prenotazione, al Trigona di Noto. Ebbene alle 13,00 io ero solo il diciannovesimo con un inizio delle somministrazioni dalle ore 8,00. Per quell’orario i vaccinati sarebbero dovuti essere almeno sessanta, invece…?
Scarsa informazione, non credo, disinteresse o paura, più che plausibile.
Per la cronaca dopo qualche ora dalla somministrazione ho avuto un modesto rialzo della temperatura, brividi di freddo contenuti e un lieve mal di testa. Dopo 24 ore ero più pimpante di prima.
I contatti umani, che tutti desideriamo, così come li abbiamo concepiti sino ad oggi per un po’ di tempo dobbiamo dimenticarli.
Dare la mano, un abbraccio, stare in molti in luoghi chiusi, non usare la mascherina, sono e saranno per molto tempo atti di incoscienza perché non faranno altro che aumentare il contagio con effetti incontrollati.
Occorre che si prenda coscienza di questo stato delle cose. Se i casi di covid 19 accertati sono 150 questo significa che il numero effettivo è superiore e chiunque sta vicino può infettare.
Il vaccino non elimina il problema perché ci si può egualmente reinfettare, ma evita l’ospedalizzazione o la riduce in maniera più che significativa.
Se i numeri lo permetteranno riapriamo ciò che deve essere riaperto, ma dobbiamo tutti capire che se si pensa di potere subito tornare alla vita di prima si compie un errore dagli effetti catastrofici perché, dopo neanche un mese, saremo travolti dalla quarta ondata, questa volta tutta brasiliana, sudafricana, nigeriana, che non avrà la bellezza di una donna, ma gli effetti devastanti di uno tsunami sia sulla popolazione, che sulla nostra economia e non servirà a niente protestare perché la causa di tutto ciò siamo stati noi.
Grazie per l’attenzione
Alberto Bocchieri