Lettera al sindaco di Pachino: “Vietare il lavoro in serra nelle ore più calde”

Lettera al sindaco di Pachino: “Vietare il lavoro in serra nelle ore più calde”

Un’ordinanza per vietare il lavoro all’interno delle serre nelle ore più calde. A chiederlo al sindaco di Pachino, è la dottoressa Giusi Petralito, che ha inviato una nota alle testate giornalistiche locali per porre l’attenzione sulle condizioni “disumane” di centinaia di lavoratori agricoli.

Pubblichiamo la lettera integrale della dottoressa Petralito: “Gentile redazione e gentili giornalisti, mi chiamo Giusi Petralito e vi contatto per attenzionare una situazione che coinvolge centinaia di lavoratori agricoli, la cui tutela non suscita l’interesse alcuno delle istituzioni locali e regionali. 

Sono cresciuta a Pachino, una delle città più famose della Sicilia per il suo “oro rosso“; provengo da una famiglia di braccianti agricoli, mio padre, mia madre e, prima di loro, mio nonno mi hanno trasmesso l’amore per la terra rendendomi partecipe del loro lavoro e orgogliosa delle mie origini.

Vi scrivo con lo scopo di sollevare pubblicamente una questione che attanaglia molti operai agricoli e che non ha attirato nessun interesse da parte dell’amministrazione locale e delle istituzioni regionali, da me  contattate in prima istanza. Il motivo alla base di ció mi è tutt’oggi ignoto.

Le condizioni in cui i nostri lavoratori agricoli versano, operando all’interno di serre nel periodo estivo, credo possano definirsi “DISUMANI”.
La loro giornata lavorativa, d’estate, inizia prima dell’albeggiare tra le ore 4:00 e le 5:00 am; si parte muniti di lampade led, su per la testa e via dentro le serre accompagnati dal fresco mattutino: fin qui nulla di esecrabile.
Il problema nasce quando il lavoro prosegue nelle ore più afose, in cui la temperatura esterna percepita è oltre i 35°; in Sicilia, sappiamo bene che le temperature estive sfiorano anche i 42° e più. Vi lascio solo immaginare, che cosa significa lavorare dalle ore 10:00 in poi, per i turni antimeridiani, o qualora quest’ultimo finisca prima, iniziare il turno pomeridiano tra le 14:00 – 14:30; che cosa significa lavorare a quelle temperature.
Io purtroppo ne ho conoscenza diretta, vedendo mio padre, un uomo di 66 anni tornare a casa. Riporto le sue semplici parole che, seppur richiedono l’utilizzo di un linguaggio crudo, rendono perfettamente l’immagine sopra descritta: “Usciamo dalla serra come se fossimo stati immersi in un recipiente d’acqua, non fredda ma bollente, completamente fradici di sudore, che gocciola dappertutto e fa bruciare gli occhi; il respiro è affannoso, sembra di lavorare con la febbre a 40°”.
Si tratta di lavoratori e lavoratrici, di persone giovani e meno giovani, di anziani, se così possa definirsi un uomo o una donna vicini all’età pensionabile. Ma come appena detto, si parla in primis di PERSONE.
Fortemente preoccupata della questione, decido di contattare anzitempo la Sig.ra Sindaco del mio paese, la Prof.ssa Carmela Natalina Petralito, ed alcuni consiglieri comunali, tra cui la Sig.ra Barbara Fronterrè, che prontamente si fa carico della mia richiesta, presentando un’istanza durante il primo consiglio comunale utile.
Ripetutamente ho richiesto un incontro con la Sig.ra Sindaco per esporle questa situazione, con lo scopo di ottenere l’emanazione di un’ordinanza contingibile ed urgente che vieti il lavoro nelle ore più calde, così da tutelare la salute dei lavoratori.
Ad oggi, il più assordante silenzio da parte del Sindaco.
Certa della fondatezza e dell’importanza della mia richiesta decido di inviare pec al Presidente Musumeci, all’assessore alle risorse agricole e al lavoro; al Prefetto di Siracusa, e ancora ai Ministeri competenti.
Ritengo estremamente grave il fatto che le istituzioni locali deputate dalla legge a poter intervenire in particolari situazioni, come questa, si disinteressino totalmente della questione, venendo meno alla tutela degli interessi della collettività in materia di Salute.
Con la presente, chiedo gentilmente di evitare che questa situazione passi inosservata e/o rimanga sepolta nel timore dei lavoratori, i quali per evitare ripercussioni nell’ambiente di lavoro e finanche possibili licenziamenti, partono sconfitti in partenza e a capo chino eseguono le mansioni disposte dai loro preposti.
È inaccettabile che degli “pseudo imprenditori” possano legittimamente disporre così del lavoro dei propri operai.
Sono mariti, padri, madri e giovani lavoratori che meritano ed hanno diritto ad un lavoro “dignitoso”.
A Pachino lavorare dignitosamente la terra e, concretamente, per la nostra Terra, deve essere possibile!
Vi ringrazio sin d’ora per l’attenzione prestatami, fiduciosa di leggere un vostro articolo sulla vicenda porgo i miei più cordiali saluti.
Dott.ssa Giusi Petralito
Foto dal web
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