“La vecchia o la nuova?”, riflessioni sulla rielezione di Mattarella (di Maria Virginia Consales)
Riflessione a cura di Maria Virginia Consales.
Negli ultimi giorni radio, giornali, telegiornali e programmi televisivi hanno trattato più o meno all’unisono lo stesso argomento: le elezioni del Presidente della Repubblica. Tematiche come Covid-19, vaccinazione e crisi economica nazionale e internazionale, sembrano aver lasciato spazio, durante la scorsa settimana, a lunghi dibattiti e dirette riguardanti le votazioni per la prima carica dello Stato. A farlo, oltre che conduttori e giornalisti, sono chiaramente e in primo luogo stati i parlamentari e i politici italiani tutti. Anche all’interno delle scuole l’argomento è stato uno dei più gettonati, soprattutto in classi come la mia quinta trovatasi ad affrontarlo anche a livello didattico.
Ma dunque, cos’è successo?
Iniziate il 24 gennaio alle ore 15:00 presso il Palazzo Montecitorio a Roma, le convocazioni in seduta comune della Camera dei Deputati e del Senato, presiedute rispettivamente dai presidenti Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati, hanno visto letteralmente di tutto. Gli schieramenti politici dei partiti di destra, sinistra e centro, hanno proposto nomi quali Mario Draghi, Maria Elisabetta Alberti Casellati, Giuliano Amato, Marta Cartabia e Paolo Maddalena. Durante i primi scrutini si è però assistito, più che a delle votazioni di grande importanza, ad una sorta di gioco in cui ognuno doveva dare il nome più curioso. Sono infatti stati scritti nelle schede elettorali i nomi di personaggi dello spettacolo come Valeria Marini e Amadeus, così come del cinema, tra cui Luca Argentero e Rocco Siffredi. È sembrato che, non trovando un accordo, i gruppi parlamentari abbiano cercato di prendere tempo, insomma come se queste elezioni fossero state un qualcosa di improvviso e del tutto inaspettato. Il “gioco” è andato avanti per più scrutini, prolungandosi chiaramente nei giorni della settimana successivi al 24. Nel frattempo tra il popolo si è diffusa un’atmosfera di sfiducia e delusione, alimentata da disprezzo e amarezza nei confronti dei rappresentanti ai quali ci si è affidati ma che, per l’ennesima volta, non si sono dimostrati degni dell’incarico rivestito. C’era da aspettarselo?
Dopo la quasi crisi di Governo sfociata nella nomina di un governo tecnico, e dopo una pandemia che ha messo a repentaglio e in discussione ogni tipo di certezza, comprese quelle a livello politico… Se c’è una giustificazione a quanto abbiamo assistito da casa, fuori dal Palazzo, interessati in primis ma per niente coinvolti, io non sono in grado di dirlo.. O forse credo proprio non ci sia. Ciò che resta indubbio è l’evidenza di come ancora una volta la politica italiana sia ben distante dalla buona politica, non curante tanto del bene comune quanto di convenienze personali e opportunismo di ogni tipo.
Ma infine, in cosa sono sfociate le votazioni?
Giunti ormai all’ottavo scrutinio, che è da considerarsi tanto se si prendono in analisi le elezioni degli ex Presidenti Francesco Cossiga e Carlo Azeglio Ciampi, eletti al primo scrutinio, ma comunque poco pensando all’elezione più lunga, quella dell’ex Presidente Giovanni Leone, eletto al ventitreesimo scrutinio, il Parlamento si è finalmente pronunciato a favore di un nome soltanto: Sergio Mattarella.
Quest’ultimo aveva però anticipatamente comunicato la sua mancata volontà di rivestire la prima carica dello Stato una seconda volta. Dopo varie consultazioni, tra cui una di rilevante importanza con l’attuale Primo Ministro Mario Draghi poco prima della sua elezione, il Presidente ha deciso di accettare comunque la volontà espressa dalle Camere e nel suo discorso ha così affermato: «Sono giorni difficili che impongono di non sottrarsi alle decisioni del Parlamento… Accetto per senso di responsabilità, nonostante prospettive personali diverse, non posso sottrarmi».
Eletto dunque sabato 29 gennaio con 759 voti (superando nettamente il quorum di 505), il futuro Presidente della Repubblica sarà Sergio Mattarella, il quale giurerà questo giovedì 3 febbraio davanti al Parlamento in seduta comune. Un “Mattarella bis” insomma, che sembra essere stato l’unico modo per uscire “puliti” da una situazione tanto critica quanto scomoda.
La gioia e lo scompiglio generale raggiungono più o meno gli stessi livelli e, mentre da una parte molti parlamentari soprattutto di collocazione centro-sinistra si sentono di festeggiare tale risultato come vittoria, dall’altra si assiste ad una sorta di disfatta in modo particolare dei partiti liberali di centro-destra. E il popolo? Il popolo osserva, ancora una volta, senza potersi pronunciare in senso pratico e sperando in un andamento positivo o quantomeno migliore rispetto a quello che è stato negli ultimi anni. E se da un lato sembra prospettarsi un buon futuro fatto di apparente equilibrio, dall’altro è crescente il malcontento dei cittadini i quali speravano in un cambiamento di rotta, quantomeno figurativo.
La domanda a questo punto sorge spontanea: Mattarella bis, è dunque meglio la vecchia piuttosto che la nuova Repubblica?
Maria Virginia Consales
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