Il sindaco Spadola scrive a Musumeci: “Non dichiarare tutta la Sicilia zona Arancione è stato un errore grossolano”
“Come mai il presidente della Regione siciliana non ha pensato di convocare la task force per le scuole lo scorso 3 gennaio? E perché nell’ordinanza che ha emesso ieri non ha deciso di ‘colorare’ l’intera Sicilia di ‘arancione’?”.
La decisione di chiudere le scuole per altri tre giorni solleva le perplessità del sindaco di Rosolini, Giovanni Spadola che proprio ieri aveva firmato un’ordinanza per la chiusure delle scuole di ogni ordine e grado con lezioni a distanza fino al prossimo 19 gennaio.
“Il governatore della Sicilia – dice il sindaco – questa volta ha commesso un errore grossolano nel non avere dichiarato l’intera Sicilia ‘zona arancione’ delegando così ogni decisione e responsabilità sulla gestione dell’emergenza alle amministrazioni locali ed alle Asp di riferimento. I sindaci siciliani sono in prima linea su questa emergenza pandemica e conoscono la situazione nei territori. A Rosolini le scuole sono rimaste aperte fino all’ultimo giorno del calendario scolastico ed i contagiati allo scorso 23 dicembre erano una trentina. Oggi con gli istituti chiusi siamo arrivati a 300. Tutto questo a dimostrazione che le scuole sono i luoghi più sicuri, se controllati dall’autorità sanitaria”.
Per Spadola la decisione di posticipare di altri tre giorni l’apertura delle scuole equivale “all’allungamento delle feste natalizie con tanto di luminarie nelle strade e nelle piazze. Voglio sperare – aggiunge il sindaco di Rosolini – se la task force che si riunirà mercoledì possa prendere la saggia decisione di sottoporre tutti gli studenti ai tamponi. Chi risulterà positivo rimane in quarantena, chi non è contagiato potrà rientrare a scuola”.
Il primo cittadino ritiene che il rischio di penalizzare alcuni Comuni virtuosi è reale. “In provincia di Siracusa, nel Comune di Cassaro, c’è un solo contagiato. Tutto questo per avere tenuto un comportamento responsabile durante il dilagare della pandemia, con i cittadini che hanno lasciato le loro abitazioni solo in casi necessità. Quella comunità non può pagare il prezzo alto della chiusura per colpa di persone che hanno sottovalutato l’infezione da covid”.