Il dramma di una famiglia rosolinese, titolare di palestra: “Abbandonati dallo Stato”
Mutuo da pagare, affitto della palestra che continua a pesare così come le bollette di acqua, luce e rifiuti. Per non parlare della decisione sofferta di far rientrare i figli universitari perchè le spese per l’affitto delle loro case al “Nord” era diventato insostenibile.
Storie di quotidiani sacrifici, nel silenzio, per una famiglia di Rosolini gestori di una palestra che, causa Covid-19, ha dovuto sospendere tutte le attività in attesa della tanto sperata riapertura. Apertura che però non arriva e la situazione diventa sempre più drammatica. Attualmente la famiglia con tre figli, si sostiene grazie allo stipendio della madre che però non basta più: tra affitto da pagare, mutui e altre spese, gli introiti della palestra erano determinanti per una vita dignitosa.
“Ci sentiamo abbandonati dallo Stato -ammette la moglie, che vuole rimanere nell’anonimato-, e mio marito non sa più come fare per sbarcare il lunario. Cerca di nascondere la sua sofferenza e di darci forza, ma da moglie capisco bene qual è il suo reale stato d’animo. Eppure non abbiamo mai avuto problemi economici, ma dopo un anno la situazione è ormai a limite della sostenibilità. Abbiamo dovuto far rientrare i nostri figli dalle loro città universitarie. Per noi l’introito della palestra era fondamentale per poter pagare tutte le spese, e adesso non nego che stiamo vivendo giorni di incertezza totale”.
E gli aiuti dello Stato? Arrivati per due mesi nel 2020 (600 euro al mese), e basta più.
“Si, sono arrivati 600 euro a novembre e dicembre, poi basta. Ma con tre figli come si può andare avanti? Abbiamo un mutuo da pagare, un affitto da sostenere e le bollette delle tasse e dei servizi che continuano ad arrivare. E a mio marito non spetta neanche il reddito di cittadinanza perchè per lo Stato siamo “ricchi”. Assurdo”.
Eppure la palestra, all’inizio della pandemia, aveva investito sui dispositivi per la sicurezza.
“Non capiamo il Governo -dice-, che prima ci obbliga a munirci di tutti i dispositivi, poi ci impone la chiusura. Tutti gli attrezzi venivano regolarmente sanificati e igienizzati: la nostra palestra sarebbe stato un luogo sicuro dove potersi allenare. Oggi ci ritroviamo ad essere la categoria più danneggiata”.
E mentre in altre parti le palestre hanno continuato le loro attività anche se ufficialmente chiuse, prendendosi le proprie responsabilità (ci sono state casi anche a Siracusa dove i titolari sono stati multati così come anche i frequentatori), la famiglia rosolinese conclude con un appello: “Sappiamo che il nemico è il virus, ma lo Stato non può costringerci alla chiusura e poi dimenticarsi di noi. Questo è veramente ingiusto! Se non possiamo lavorare e non abbiamo i ristori, come dobbiamo andare avanti?“.