Bullismo e cyberbullismo, all’Archimede azioni di prevenzione e contrasto
“Il cyberbullismo è un’epidemia sociale che colpisce i ragazzi in età compresa tra gli 11 e i 17 anni. 8 ragazzi su 10 pensano che sia uno scherzo scrivere insulti, minacce, offendere, prendere in giro mediante le tecnologie e sbagliano perché di bullismo tecnologico si muore”. E’ iniziato con parole secche e precise l’intervento di questa mattina, martedì 5 dicembre, del dott. Giuseppe Raffa, coordinatore per il Sud del progetto nazionale CoNaCy (Coordinamento Nazionale Cyberbullismo), chiamato a relazionare in occasione dell’incontro di formazione e informazione su bullismi e cyberbullismo, promosso dall’Istituto d’Istruzione Superiore Archimede e tenutosi nella Biblioteca Innovativa della sede centrale di via Sipione.
A fare gli onori di casa il dirigente scolastico, la dott.ssa Maria Teresa Cirmena, che ha ricordato il ruolo della comunità scolastica che ogni giorno si pone, tra i suoi obiettivi prioritari, il benessere degli studenti: “Oggi abbiamo voluto fortemente la presenza del dott. Raffa, responsabile nazionale per la zona sud del coordinamento di attività a livello ministeriale per quanto riguarda il cyberbullismo, una vera emergenza sociale. Nel 2017, con la Legge 71, si è data una definizione di cyberbullismo. Quest’anno – ha spiegato il dirigente dell’Archimede- abbiamo nominato un responsabile per il cyberbullismo e all’interno del Regolamento d’Istituto sono state previste delle sanzioni utili a disincentivare questo fenomeno“.
Un incontro di spessore che ha messo al centro le emozioni degli studenti e che, anche attraverso la proiezione di video, ha colpito nel segno, destando l’interesse di una platea composta da centinaia di alunni delle classi prime, tutti attenti e partecipi.
“Di cyberbullismo si muore– ha continuato il dott. Raffa- così come successo nel 2013 a Carolina Picchio che, dopo aver visto un video molto offensivo nei suoi confronti, si è tolta la vita, a Novara a soli 13 anni. Occorre fare qualcosa, bisogna educare i giovani alla consapevolezza e all’utilizzo responsabile delle tecnologie ma prima di questo bisogna ri-educare i genitori con nuove competenze pedagogiche e tecnologiche, e i docenti. La scuola deve occuparsi di cyberbullismo, perché molto spesso il cyberbullo è un compagno di classe o comunque un ragazzo dello stesso ambiente frequentato dal giovane bullizzato tecnologicamente. Occorre che tutti facciano la loro parte: famiglia, scuola e istituzioni“.
E le istituzioni erano presenti. Una sensibilità mostrata e condivisa anche dalle Forze dell’Ordine con l’intervento del Comandante della Stazione dei Carabinieri di Rosolini, Giuseppe Vaccaro. “Il bullismo si alimenta quando manca il rispetto del prossimo– ha spiegato il maresciallo Vaccaro- . Il bullo di solito è un vigliacco che si guarda bene dall’offendere qualcuno che sa reagire”.
Approfondita e completa la trattazione degli argomenti da parte del dottore Raffa e di Vaccaro che hanno ricordato l’importanza della prevenzione ma anche delle richieste di aiuto a chi di competenza. Tante riflessioni e utili spunti hanno arricchito le coscienze degli studenti perché, così come ricordato dalla prof.ssa Cinzia Spadola, referente del progetto cyberbullismo all’Archimede di Rosolini: “Il cyberbullismo sembra un problema lontano, ma non lo è. Abbiamo rilevato casi importanti che meritano la luce che il bullismo sottrae alla vita dei ragazzi. Per questo il nostro impegno sarà quello di continuare a mettere in campo azioni per individuare, trattare e risolvere casi che sono reali anche nelle nostre realtà, nel nostro territorio“.