Donna in gravidanza chiede a un vigile di parcheggiare vicino al parco: “Irrispettosa la sua reazione”
Immagine in evidenza creata con AI
Scrive alla redazione una cittadina rosolinese che racconta un episodio accadutole qualche giorno fa nei parcheggi adiacenti al Parco Giovanni Paolo II, in occasione di uno dei concerti in programma per la Sagra dell’Arancino.
La donna, in gravidanza, che preferisce mantenere l’anonimato, racconta di aver chiesto ad un agente di polizia municipale di poter parcheggiare in uno degli spazi adiacenti al parco per la difficoltà di percorrere lunghe distanze a piedi. “Sono rimasta sconcertata – dice – dall’atteggiamento insensibile del vigile”.
Ecco cosa le è accaduto:
“Gentile redazione, vi scrivo per esprimere il mio sconcerto riguardo a un atteggiamento insensibile che purtroppo persiste nella nostra comunità e che dimostra una totale mancanza di rispetto e comprensione verso le donne in gravidanza.
Mi riferisco in particolare all’idea che una donna incinta debba percorrere qualsiasi distanza a piedi, senza considerare i disagi che la gravidanza comporta. Un episodio emblematico è stato quello in cui, dopo aver avanzato la richiesta di poter parcheggiare negli appositi spazi adiacenti al verde a valle, perché impossibilitata a percorrere lunghe distanze a piedi per varie complicanze del caso, un vigile ha commentato: “100 metri non riesce a farli, però 4 ore di concerto alzata se li fa, andandosene a mezzanotte”. Questo atteggiamento dimostra chiaramente una mancanza di empatia e comprensione.
È inaccettabile che si pretenda che una donna in gravidanza debba “farsela a piedi” per partecipare a un evento, mentre chi esprime tali giudizi non si muove senza motorino o macchina, e non si sposta senza un mezzo di trasporto a portata di mano.
Questo comportamento non solo è arrogante, ma anche profondamente maschilista. La gravidanza comporta una serie di cambiamenti fisici e disagi che meritano rispetto e comprensione, non sminuiti o ignorati con atteggiamenti altezzosi. Una donna non deve sentirsi in colpa o in difetto per chiedere considerazione e supporto durante questo periodo, né sentirsi trattata come se la sua condizione fosse una “scelta” che la obbliga a sopportare disagi senza lamentarsi.
Chi si permette di fare tali affermazioni spesso non ha mai dovuto affrontare le sfide fisiche e psicologiche di una gravidanza e non si rende conto delle difficoltà quotidiane che molte donne vivono.
Mi auguro che questa lettera possa contribuire a sensibilizzare la nostra comunità, spingendo tutti a riflettere sull’importanza di un approccio più umano e rispettoso verso le donne in gravidanza. Tutti abbiamo il dovere di costruire una società più inclusiva e comprensiva, dove nessuna donna si senta giudicata o sminuita per il semplice fatto di vivere una fase così importante della sua vita.
Vi ringrazio per l’attenzione e spero che vorrete dare spazio a questo tema così cruciale. Cordiali saluti”
Lettera firmata