Dalla trincea a Cremona al suo ritorno a Rosolini: “Il Covid? Un dramma che pensavo impossibile da superare”
Coronavirus – Abbiamo intervistato l’infermiere rosolinese Giovanni Floriddia, tra gli “eroi” in corsia colpiti dal Covid. Dalla trincea in ospedale, al suo ritorno a Rosolini.
Metabolizzare emozioni, paure e sensazioni all’indomani del rallentamento dell’emergenza ancora in corso, non deve essere affatto facile, soprattutto per chi ha dovuto subire il duplice shock: affrontare la ferocia della pandemia in corsia e risultare poi positivo al virus. Per questo, tenere viva la memoria e l’attenzione sul prezioso operato e supporto di medici e infermieri a sostegno di quanti hanno lottato e lottano per questo terribile nemico invisibile, è fondamentale.
Li abbiamo applauditi, raccontati, manifestato loro sentimenti di vicinanza e solidarietà: di medici, infermieri e operatori sanitari abbiamo parlato molto negli ultimi mesi, e oggi, che i numeri sembrano poco più confortanti, non dobbiamo dimenticarci di coloro che sono state le sentinelle di ogni paziente infettato da Covid e di tutte le loro famiglie impossibilitate a essere vicine fisicamente ai propri cari.
A tal proposito, abbiamo intervistato il rosolinese Giovanni Floriddia, 33 anni e tanto, ma tanto coraggio.
Infermiere, referente sindacale Nursing Up. Giovanni, dal primo momento in trincea, aveva contratto il Coronavirus dopo che, con spirito di dovere, non ha mai fatto mancare il proprio apporto al pronto soccorso di Cremona, uno degli ospedali d’Italia nell’occhio del ciclone della pandemia sanitaria. L’avevamo conosciuto quando, con un videomessaggio di sensibilizzazione inviato alla nostra Redazione, aveva invitato sia i concittadini del Nord, sia ai residenti di Rosolini a rispettare le regole per la tutela di tutti. E lo fa anche oggi, a settimane dalla sua guarigione.
Prima di rientrare nella sua terra siciliana per abbracciare i propri cari, ha voluto mettersi a nudo e condividere la sua incredibile quanto audace testimonianza.
Giovanni, tu più di tutti sei stato testimone diretto delle ansie, paure e consapevolezze di chi è stato sul “fronte”. Raccontaci la tua esperienza in prima linea con tutta la passione e vocazione possibile per il tuo lavoro, nonché la tua personale battaglia combattuta da vero guerriero.
Lavoro presso l’azienda ospedaliera di Cremona nel reparto di PS, e sono tra quegli infermieri colpiti pesantemente dal covid-19. È stato un periodo durissimo, sia fisicamente che emotivamente; vedere la sofferenza delle persone, lo strazio dei pazienti e il dolore dei loro familiari non è stato semplice: sono arrivate persone che non riuscivano a respirare autonomamente, che dovevano essere ventilate e nella peggiore delle ipotesi intubate per sopravvivere.
Hai mai creduto di “mollare la presa” nel tuo lavoro durante questo periodo così buio?
Il numero elevatissimo di persone che presentavano la stessa sintomatologia in un periodo di tempo così ristretto mi ha fatto vacillare, spesso ho pensato che non ce l’avremmo fatta, che sarebbe stato impossibile superare un periodo così difficile. Durante il calvario di questi mesi riuscire a prendere sonno non è stato facile: l’ansia, lo stress, l’immensa fatica, il numero elevato di vittime e la sofferenza continua e costante nel tempo mi hanno destabilizzato.
Ma nonostante tutto, voi infemieri siete stati straordinari… E l’emergenza ha cambiato il rapporto infermiere-paziente
Si, siamo stati straordinari ad affrontare questa grande pandemia che ci ha colpiti, finalmente il nostro paese si è reso conto del valore della nostra professione, un lavoro svolto con sacrificio ed amore verso gli altri da sempre.
Un valore compreso dall’Italia intera, anche dalla tua Terra. E adesso, che le acque si sono un po’ calmate, tornerai in Sicilia?
Si. Tra qualche giorno partirò per la mia amata Sicilia, un terra che mi è mancata fortemente e, dopo un anno di lontananza, posso finalmente abbracciare i miei cari e tutte le persone che mi vogliono bene.
Qual è il tuo stato d’animo?
Spero di essere accolto in modo positivo e mi auguro di non essere considerato come possibile untore.
Per finire, che consiglio senti di dare alla tua Rosolini?
Per lasciarci alle spalle questi mesi strazianti e affinché questo virus venga sconfitto, risulta ancora fondamentale il rispetto delle raccomandazioni del ministero della salute, perché quest’ultima è la nostra più grande risorsa ed è necessaria la collaborazione di tutti noi. Here comes the sun. A presto, mia amata Rosolini.