Da Rosolini il grido d’allarme: “L’autonomia differenziata sconvolgerà la coesione del Paese”
La riforma dell’autonomia differenziata è stata al centro di un interessante incontro svoltosi sabato pomeriggio 23 marzo nella sede dell’Agora Stupor Mundi di via Ferreri e organizzato dal Movimento 5 Stelle in collaborazione con la Cgil e la “Rete No Autonomie Differenziate”.
Ospite l’ex onorevole Nicola Bono, rappresentante della “Rete No Autonomie Differenziate” che ha illustrato tutte le incongruenze della riforma dell’autonomia differenziata con il decreto legge già votato al Senato (senza copertura finanziaria) e al vaglio della Camera dei Deputati.
La riforma, sostenuta dal governo attuale, mira a concedere maggiori poteri legislativi e fiscali alle regioni che ne fanno richiesta. Tuttavia si teme concretamente che possa portare a una maggiore disparità tra le regioni più ricche del nord e quelle più povere del sud.
“La sperequazione è nel DNA di questa riforma” ha detto Nicola Bono in quanto “le regioni ricche possano agire rapidamente e con maggiore libertà, mentre quelle più povere rimarrebbero intrappolate in un processo burocratico lento e dispendioso”.
La preoccupazione principale è che, senza un fondo perequativo, le regioni più povere avranno sempre meno risorse per mantenere i livelli essenziali di prestazione (LEP).
A parlare anche Filippo Scerra, deputato nazionale del Movimento 5 Stelle e il segretario provinciale della Cgil Roberto Alosi.
“Questo Governo sembra accanirsi contro il Sud -ha detto Scerra-, minacciando la dignità e l’identità delle regioni meridionali. Si deve capire che questa è una lotta per la sopravvivenza, contro una riforma che potrebbe sfasciare lo stato sociale e dividere il paese”.
“Il Governo non ama il meridione -ha aggiunto Alosi- ed è disarmante il silenzio dei nostri rappresentanti di maggioranza al Governo e del nostro presidente della Regione Renato Schifani. Oggi, tramite il ministro della Lega, Calderoli, si sta portando a compimento un’autonomia differenziata che non è una secessione.
Una riforma che serve unicamente al partito della Lega per ottenere strumentali vantaggi elettorali, ma che non solo danneggia il Sud, ma che non fa neanche gli interessi del Nord, poiché, come rilevato dalla Banca d’Italia, “un assetto istituzionale estremamente differenziato potrebbe risultare poco trasparente per i cittadini, accrescendo i costi di coordinamento” producendo “effetti negativi anche su imprese e lavoratori che sarebbero obbligati a districarsi tra norme regionali differenti”. Questa Riforma è un progetto di scardinamento costituzionale che altererà radicalmente la distribuzione delle risorse e dei servizi essenziali come sanità, istruzione e welfare con conseguenze enormi che andranno a sconvolgere la coesione del paese”.
L’impegno della Cgil e della Rete No Autonomie Differenziate”, al quale ha aderito il Movimento 5 Stelle, è quello di impegnarsi ad un’eventuale campagna referendaria per il “sì” all’abrogazione della legge Calderoli “impegnandosi a stanare quanti fanno finta di non capire la gravità della posta in gioco”.