Cultura e Dintorni presenta il libro “Nel furor delle tempeste. Breve vita di Vincenzo Bellini” di Luigi La Rosa
Venerdì 20 gennaio alle ore 18.00 nella sala del cineteatro di Santa Caterina verrà presentato, a cura dell’Associazione Cultura e Dintorni l’ultimo lavoro dello scrittore Luigi La Rosa. L’autore converserà con la scrittrice Gabriella Rossitto. La serata che vedrà anche la partecipazione della Scuola Nazionale di Danza Storica e dell’Associazione Ninphea, sarà coordinata dallo scrittore Corrado Calvo, presidente di Cultura e Dintorni.
Luigi La Rosa, nato a Messina nel 1974, giornalista e scrittore, ultimamente si divide tra l’Italia e Parigi. Docente di scrittura creativa, per Rizzoli-Bur ha curato i volumi Pensieri di Natale, Pensieri erotici, L’anno che verrà e L’alfabeto dell’amore. Un suo racconto è nell’antologia Quel che c’è tra di noi – storie d’amore omosessuale (Manni). Per Touring Club ha curato la sezione letteraria e artistica dell’ultima guida verde di Parigi.
È autore di Solo a Parigi e non altrove – una guida sentimentale – e Quel nome è amore itinerari d’artista a Parigi (editi entrambi da Ad est dell’equatore). Soprattutto è autore de L’uomo senza inverno (una biografia romanzata di Gustave Caillebotte, geniale e controverso pittore francese dell’Ottocento) e del romanzo che presentiamo oggi: Nel furor delle tempeste. Breve vita di Vincenzo Bellini, Piemme, 2022.
L’Ottocento con la Belle Époque, l’Impressionismo e il suo modo di percepire l’arte, rappresenta un momento di profonda fascinazione per La Rosa e in questa epoca colloca i suoi romanzi. Con il suo nuovo libro, Nel furor delle tempeste (Piemme, 2022), Luigi La Rosa ci porta a spasso tra il Regno borbonico, Milano e la Londra di Guglielmo IV per seguire le orme di Vincenzo Bellini, dell’enfant prodige con il suo percorso di sofferenza costellato da sacrifici, insuccessi e cocenti delusioni, sentimenti tipici del genio disilluso, fatalmente destinato a soccombere di fronte alla spietatezza del mondo esterno.
Le storie raccontate da Luigi La Rosa nascono sempre da un elemento di verità storica, da un evento concreto e poi fondono realismo e immaginazione, realtà e finzione. L’urgenza di raccontare Bellini, vede colpevole il vento: un pomeriggio, durante una tempesta di vento, una striscia di carta contenente un ritratto del compositore gli viene addosso. Vi coglie come un segno e così comincia le ricerche e consulta tutte le fonti che riesce a reperire: prima la dura ricerca, poi la creazione, l’immaginazione; e infine la scrittura, che fonde insieme le due anime del lavoro.
Bellini tornò più volte, caparbiamente, su Norma mostrandosi però sempre poco propenso ad accogliere inviti e suggerimenti che gli venivano anche da chi gli stava vicino. Il 26 dicembre 1831 è il giorno dell’esordio dell’opera sul palcoscenico della Scala. Oggi Norma è unanimemente considerata il suo capolavoro. Eppure, la prima al Teatro della Scala si tramutò in un incredibile insuccesso. Del resto tutte le volte in cui il verbo di un artista contraddice gli schemi comuni e le tradizioni già riconosciute, ogni volta che un artista trova una strada nuova, è come se il vecchio gli si rivoltasse contro. È successo a Dante, a Caravaggio, a Caillebotte, il protagonista di L’uomo senza inverno, e lo stesso accade a Bellini. Succede ancora oggi, il mondo si adagia su schemi familiari, rassicuranti e guarda con diffidenza a tutto ciò che lo costringe a ribaltarli, a mettersi in discussione partendo da una differente angolazione.