Crisi di coppia: come gestirla? La parola all’esperta
Il rapporto di coppia (sia che sia una coppia sposata, convivente o di fidanzati) è da sempre uno dei rapporti tra le persone più critico da gestire. Come mai?
Le dinamiche tra due persone che stanno insieme sono complesse, delicate e sottili, in quanto nascono da e sono impregnate da sentimenti. Quest’ultimi sono entità non percepibili, non spiegabili (“se è così, mi innamoro”), di cui non si può determinare nè l’inizio nè la fine (come dico spesso, non c’è il pulsante on/off dell’amore).
Oltre a ciò, in una coppia che va a condividere la quotidianità entrano a far parte anche gli obiettivi e i progetti personali, la visione del mondo, il sistema valoriale, l’idea su “come stare insieme”, il modo di vedere “famiglia” (da creare o già creata) di ciascuno dei componenti.
A tutto ciò si aggiunge il come si sta in coppia: come ci si racconta, come e quanto si dialoga, come ci si ascolta vicendevolmente, come si accolgono le idee divergenti dell’altro, come si gestiscono le esigenze di ciascuno, come ci si rapporta nell’intimità, come si perseguono gli obiettivi comuni, come (qualora ci fossero) si gestiscono i figli.
In tutta questa complessità di dinamiche interattive uno o più aspetti della relazione possono divenire critici e uno o entrambi i componenti della coppia si trovano a dire “siamo in crisi”.
Cosa fare?
- Cercare di fare finta di niente: Sminuire quello che sta accadendo alla coppia è una modalità di “risoluzione” che richiede poco impegno, ma che non gestisce le criticità che si presentano nella relazione a due.
Capita così che si cerca di non pensare ai problemi o di credere che si risolveranno “da soli”. In tal modo ci si sta muovendo in direzione opposta alla gestione della questione perché non si pone attenzione su “cosa non sta andando tra di noi e cosa possiamo fare” e si continuano a ripetere le stesse strategie e azioni nella coppia che fino a quel momento non hanno funzionato.
- Gestire la situazione autonomamente: Provare a risolvere autonomamente le questioni della coppia. In questo modo si vengono a creare due direzioni, ovvero quella “nuova” del partner che cerca di gestire da solo i problemi e quella “di sempre” dell’altro partner. Pertanto, seppur si cerca di gestire “la crisi”, la gestione non sarà massimamente efficace in quanto la meta e le modalità di raggiungimento non sono condivise tra i soggetti interessati.
- Rivolgersi ad un esperto in materia: il mediatore familiare: Lo/a psicologo/a mediatore/trice familiare ascolta le esigenze dei partner, le criticità della relazione e le gestisce insieme ai due attori della coppia. Ogni coppia ha la sua storia, le sue peculiarità e le sue caratteristiche. Ogni storia non è mai uguale alle altre. Il ruolo del mediatore è quello di affiancare come parte terza i due partner nell’individuare un loro obiettivo condiviso e nell’identificare un loro modo di raggiungerlo. Nel fare ciò, il mediatore può incontrare le parti separatamente o attraverso incontri congiunti, in virtù delle valutazioni sull’efficienza del percorso di mediazione che il mediatore e le parti effettuano. Il ruolo del mediatore familiare è terzo rispetto alle parti, imparziale e garante di riservatezza rispetto i contenuti portati. Il suo obiettivo è quello di facilitare le parti nel trovare e consolidare un obiettivo comune, promuovendo in esse competenze gestionali in merito alle situazioni conflittuali.
Rivolgersi ad un professionista per gestire “una crisi di coppia” non vuol dire decidere se “continuare a stare insieme” o “separarsi”, vuol dire occuparsi efficacemente di qualcosa che si sta verificando nella relazione a due.
In mediazione, la coppia si mette in gioco, dialoga, si mette a nudo rispetto i suoi punti critici, si da un obiettivo che accomuna entrambi e si muove per perseguirlo. Nel fare ciò, ciascuno conosce nuovi aspetti dell’altro e apprende come si possono gestire insieme questioni future che li coinvolgono.
Dott.ssa Rosita Solarino, Psicologa e Mediatrice
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