Coronavirus, la Dirigente dell’Archimede ai suoi studenti: “Mai così uniti seppur distanti”

Coronavirus, la Dirigente dell’Archimede ai suoi studenti: “Mai così uniti seppur distanti”

­­È una lettera che racconta di spaesamento, precarietà, ma soprattutto di emozioni, consapevolezze e voglia di guardare oltre. Oltre le distanze, l’incertezza, i limiti. Oltre ciò che si teme, e anche ciò che si vorrebbe o non si può amare. Oltre il passato consapevolizzato e il presente stigmatizzato. Sono parole le sue, che vanno oltre, a prescindere. Verso un futuro atteso, nitido e desiderato, percorso da ognuno sui propri passi e con il proprio cuore. È una lettera che racconta di come stare al mondo, ed inesorabilmente racconta della vita. Non è forse questo ciò che insegna prima di ogni materia, formazione, didattica, la scuola?

“A voi, seduti oggi alle vostre scrivanie, al sicuro nelle vostre stanze, chiediamo di essere pazienti con la promessa che la campanella suonerà ancora”,  il prezioso messaggio della Dirigente Scolastica del “I Istituto Superiore Archimede”, la Dott.ssa Maria Teresa Cirmena, ai suoi amati studenti: “a quel «domani » in cui torneremo a occupare i nostri posti sebbene nulla sarà più come prima”. 

La lettera

Cari studenti, non vi chiedo come state perché vi immagino agitati da un turbine di emozioni, paure e pensieri contrastanti. I divieti improvvisamente imposti, la routine sconvolta, le confidenze tra compagni che vengono meno. Tutto ciò è stato interrotto da un giorno all’altro. Sospeso, come il participio passato del verbo che indica un provvedimento verso studenti rei di gravi atti d’indisciplina. Questi atti, ragazzi cari, stavolta non li avete commessi voi; malgrado ciò pagate in silenzio lo scotto di una « sospensione » di una Nazione intera.

Eppure, dopo un’iniziale fase di disorientamento, ci scopriamo forti e fiduciosi di fronte alla sfida di un cambiamento che abbiamo inteso non come rottura ma come opportunità. L’opportunità di adottare una didattica a distanza, incessantemente alimentata da stimati docenti che danno prova di grande professionalità, flessibilità e buona volontà, per garantirvi l’inviolabile diritto allo studio, in un’interazione reciproca e continua che funge da stimolo positivo. Ed è con il vostro impegno, cari studenti, nel rispetto di quello #stareacasa che è la migliore arma per fermare il virus e prevenire il contagio, che dimostrate di aver maturato le competenze civiche e di cittadinanza necessarie.

A voi, seduti oggi alle vostre scrivanie, al sicuro nelle vostre stanze, chiediamo di essere pazienti con la promessa che la campanella suonerà ancora. Quel giorno sarete tutti puntuali perché in queste settimane in cui lo spazio fisico si è ristretto a fronte di una dimensione temporale che si dilata, nell’assenza, avete imparato ad apprezzare il valore della scuola, come luogo di sapere e identità fondante di una comunità.

Diamoci appuntamento, dunque, a quel « domani » in cui torneremo a occupare i nostri posti sebbene nulla sarà più come prima perché, nel frattempo, voi sarete diversi. Voi che avrete riscoperto il piacere di conversare a tavola senza fretta con i genitori, di ascoltare i silenzi pieni di parole e le risa dei fratelli minori; voi che avrete ridato un ordine ai vostri cassetti, da cui tirerete fuori sogni stropicciati, e alla scala delle priorità, posizionando in cima la Cultura. La Cultura, fidata e fedele compagna di questi lunghi giorni, che ci rende liberi da ogni schiavitù e rompe le catene dell’isolamento domestico attraverso l’immaginazione, la lettura di libri, le biografie di autori, le ricerche scientifiche di cui adesso comprendete a pieno l’importanza, i paragrafi di un manuale di Storia che leggete mentre firmate le pagine di quella a venire.

Nell’attesa che gli scienziati trovino la cura al virus e che la primavera saluti questo anomalo inverno, voi siete la migliore risposta alla nostra società che resiste, evolve e si rinnova.

Se questa storia di fragilità da una parte potrà aver pregiudicato il pieno svolgimento dei programmi ministeriali, dall’altra ci avrà di certo lasciato l’insegnamento più grande: ci siamo dimostrati combattenti e resilienti, abili nel trasformare la necessità in virtù, ma, prima di tutto, ci siamo riscoperti sensibili al dolore altrui, solidali, responsabili, grati e umani. Mai così uniti seppur distanti, protagonisti di un cambiamento culturale che, oggi più che mai, deve diventare virale“.

Dott.ssa Maria Teresa Cirmena

Dirigente Scolastico Istituto d’Istruzione Superiore « Archimede » di Rosolini

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