Con Saro Alecci alla scoperta di “Come il mondo è rotondo”

Con Saro Alecci alla scoperta di “Come il mondo è rotondo”

L’avete visto correre per il paese su una bici con tanto di fiocco rosso e bretelle, ballare con una lunga chioma in sintonia con la natura, suonare la chitarra vestito da rocker sopra una macchina in uno sfasciacarrozze. Di chi stiamo parlando? Del rosolinese Saro Alecci, eclettico musicista che mette le sue competenze, la sua creatività e la sua passione al servizio del “divertirsi&divertire”. Ci siamo fatti raccontare i suoi inizi, le sue passioni e tutte le dinamiche che si celano dietro la realizzazione di “Come il mondo è rotondo”, videoclip che nel giro di un mese ha raggiunto 9000 visualizzazioni tra Youtube e Facebook.

Saro non insegue nessun sogno in particolare. È un ragazzo semplice che si guadagna il pane alzandosi presto la mattina. Tutto quello che fa nell’ambito musicale viene vissuto come un bisogno primordiale: la musica come pace dei sensi, la musica come evasione dagli orrori della realtà, la musica come esternazione dei sentimenti, brutti o belli che siano. Perché la musica, come ogni altra forma d’arte, è vita… la musica è libertà.

Giuseppe Gallato

Quando è nata la tua passione per la musica?

Da piccolo ho sempre avuto una certa predisposizione alla musica ed allo spettacolo in generale. Papà mi ha cresciuto con pane e rock targato anni ’70/’80. All’età di otto anni ho iniziato a studiare musica e dopo dieci anni di pianoforte ho iniziato ad aprirmi verso altri strumenti musicali come la chitarra, il basso, la batteria e le percussioni. Studi che ho compiuto da autodidatta.

Le tue prime creazioni da musicista-cantante?

A vent’anni ho iniziato a scrivere le mie prime canzoni, lasciandomi ispirare dalla vita universitaria, da Catania, dagli amici, dalle giovanili situazioni, dagli innamoramenti. Successivamente su quei fogli di carta volanti iniziai a strimpellarci qualcosa sopra con la chitarra e, pian piano, venivano fuori creazioni che potevano definirsi canzonette! Negli anni ho imparato che come un corpo, perfetto nelle sue componenti, anche una canzone deve avere una struttura ben definita ma allo stesso tempo deve essere naturale e viva. A venticinque anni ho formato la mia prima band, i “Cydro”, dalle influenze rock, punk e metal. Davamo vita a brani inediti, ci divertivamo parecchio ed eravamo abbastanza motivati, ma dopo due anni meravigliosi le vite di tutti i componenti si sono separate per inseguire le proprie aspirazioni tra lavoro e università. In quel periodo avevo realizzato una sala insonorizzata di tutto rispetto dove provavamo con il gruppo e dove, in poco tempo, era diventata luogo di incontro per molti musicisti, giovani e non. “Box”, era così che la chiamavo, e con essa mi sentivo quasi un profeta in missione, diffondere la cultura della musica.

È nata in quegli anni, dopo questa esperienza con una band, la tua voglia di dare vita a qualcosa di “personale”?

In parte sì, perché ho capito che non è mai facile conciliare più teste e, soprattutto, suonare e creare musica rispettando gli impegni di un gruppo. Il progetto band dopo un pò si è “congelato”. Dopo i “Cydro” c’è stato un periodo di stasi in cui ho lavorato nell’ombra. Ho scritto tante canzoni, la vena artistica per fortuna non mi ha mai abbandonato ed è tutt’oggi più viva che mai. Purtroppo devo ammettere che gli impegni, lo stress, i problemi legati al mondo del lavoro e così via, sono un forte inibitore di creatività. Un periodo difficile superato grazie anche alla volontà di amici e professionisti del settore, che hanno creduto nel mio progetto, nelle mie idee.

Ed ecco che nasce “Come il mondo è rotondo”…

Questo brano e questo video vengono alla luce quasi per gioco. Con un gruppo di amici, che non smetterò mai di ringraziare, abbiamo deciso di realizzare un videoclip da abbinare ad una canzone fresca, divertente, dalle connotazioni musicali elettroniche di stampo dubstep e disco, pur tuttavia non abbandonando mai l’anima rock. Uno stile quindi sì ricercato, ma mai troppo commerciale. Merito del lavoro svolto da Angelo Moncada, il nostro sound designer, che con la sua immensa cultura musicale ha saputo infondere a questo brano un sound fresco e contemporaneo, attraversando vari stili: mi ha aiutato con la struttura, gli arrangiamenti, ha concretizzato tutto ciò che avevo in testa.

Dal testo e dalla struttura musicale si arriva al videoclip, dalla trama ironica e divertente.

Esatto. Da tanto tempo, per “Come il mondo è rotondo”, avevo intenzione di dare vita a questi tre alterego: un rockettaro punk in stile trash anni ’70; il nerd con occhialoni, fiocco rosso e bretelle; e il figlio dei fiori con la sua voglia di vivere in equilibrio con l’universo. Tre personaggi da far interagire in un unico video, con le loro differenti storie… tutte proiettate verso un unico obiettivo, conquistare una donna attraverso un flirt eccedente! Storie sarcastiche che alla fin fine non finiscono molto bene: al rocker gli si rompe la chitarra, il nerd dopo aver suonato scappa, mentre il figlio dei fiori si butta dal burrone. Il loro continuo esagerare alla fine non porta a nulla di buono! Un videoclip che avevo in testa e che è stato meravigliosamente creato da Francesco Quadarella della “Revolution Studios” di Lentini. Dopo aver presentato lo storyboard, Francesco – professionista indiscusso nel montaggio – si è messo subito all’opera con idee geniali per riprese, inquadrature, scene. Risultato, un video – che ricordo di altissima qualità in quanto realizzato in 4k – che diverte, che non annoia, che incuriosisce e che fa ridere.

Quindi “Come il mondo è rotondo” è il risultato di un lavoro congiunto, di un gruppo di persone che hanno creduto nella tua musica, nelle tue idee?

Abbiamo creato un team sempre pronto a collaborare attivamente per raggiungere determinati obiettivi. Oltre ad Angelo Moncada e Francesco Quadarella, per la realizzazione del progetto devo ringraziare anche il maestro di chitarra Salvatore Giannì per le sue esecuzioni, Antonino Assenza di “360bit” per la promozione web e a tutti coloro i quali non si sono mai tirati indietro nel sostenermi e incoraggiarmi. Il più grande grazie va a mia moglie, Adriana Linguanti, che in tutto questo è stata sempre al mio fianco, incoraggiandomi ed appoggiandomi in momenti in cui tutti mi avrebbero preso quasi per pazzo. A lei va anche il merito di aver curato alcune parti della canzone – ha studiato piano, violoncello ed è corista -, e del videoclip.

Prossimi progetti?

Non voglio fare troppi spoiler. Mi limito solo a spifferare la data di uscita, probabilmente per la fine di agosto; tipologia del video, questa volta girato a 360 gradi, e titolo della nuova canzone: “Spacca le mura”. L’impatto di questo nuovo brano sarà davvero forte, perché passeremo da una pseudo canzone d’amore ad una canzone che vuole trasmettere un messaggio di risveglio interiore. un testo molto più impegnativo, ma sempre con il ritmo e la freschezza che contraddistingue il mio stile: sonorità elettroniche, miste a momenti dance, dall’anima rock vintage.

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