Bando area Pip revocato, l’opposizione: “Un abuso politico per un preciso scopo. Invieremo le carte in Procura”
“Abbiamo revocato il bando prima della scadenza dei 60 giorni per prepararne uno migliorativo” – è stata la motivazione della vicesindaca Paola Micieli.
Si indice un nuovo bando per assegnare altri lotti nell’area Pip, i piani di insediamenti produttivi a Rosolini. Arrivano due istanze: una in tempo, una in ritardo di un giorno. Quest’ultima è dell’oleificio Nobile. “Al signor Nobile, a cui viene giustamente rigettata l’istanza arrivata in ritardo, viene garantita l’indizione di un nuovo bando– dichiara il consigliere Tino Di Rosolini – dato che c’è la necessità da parte del Comune di assegnare i lotti. Il nuovo bando viene effettivamente indetto con scadenza 60 giorni, ma a 20 giorni dall’apertura viene revocato. La ditta Nobile, sapendo che il bando scadeva dopo 60 giorni, non aveva ancora partecipato e revocandolo prima della scadenza gli è stato negato un diritto. Perché è stato revocato?”
È stata l’interrogazione del consigliere Tino Di Rosolini ieri sera, in consiglio comunale. Un argomento che aveva già trattato in un video, chiedendo all’amministrazione i motivi della revoca. La determina del responsabile di settore riporta che il bando, datato 11 luglio, è stato revocato il 16 agosto “considerato che l’amministrazione ex-post ha constatato che si rendono necessari degli aggiornamenti migliorativi sia nell’Avviso che nel Regolamento che disciplina l’assegnazione delle aree PIP, per cui si rende necessario posticipare per nuove assegnazioni”. Nessun errore, quindi, né vizi di illegittimità o irregolarità, ma è solo il “desiderio”, si potrebbe semplificare, di farne uno migliore che però non è ancora pronto. E intanto, si revoca l’attuale.
Ciclicamente il comune di Rosolini indice infatti un bando per assegnare nuove aree nei Pip: spesso vanno deserti, altre volte seguono rinunce delle ditte dopo le richieste, e assegnare tutti i lotti è diventato una sfida. L’idea dell’amministrazione – lo ha spiegato la vicesindaca- è quella di modificare il regolamento e quindi il bando, rendendolo sempre aperto e indeterminato, per permettere alle aziende di partecipare senza il vincolo della scadenza e l’attesa dell’indizione del nuovo. “Ma una volta che un bando è indetto – ha detto Di Rosolini – si deve ormai chiudere rispettando il termine dei 60 giorni. Non si può revocare 40 giorni prima della scadenza ledendo il diritto di partecipazione delle ditte entro i termini di legge. Il 16 agosto il sindaco invece, a circa 20 giorni, decide di verificare se ci sono istanze. Quindi: da un lato pone la scadenza a 60 giorni, ma al 20esimo giorno verifica se qualche istanza è arrivata e chiude il bando. Praticamente è come se avesse detto alla ditta Nobile, di cui si attendeva partecipazione, “Te lo avevo detto di presentarla subito, non l’hai presentata entro i giorni che dico io e chiudo il bando prima della scadenza”. Se il sindaco ha un minimo di onore dovrebbe revocare la stessa revoca, perché ormai la misura è colma. Sta dimostrando di avere due pesi e due misure: lui decide di modificare un’ordinanza per l’apertura della sala slot del fratello, e lui decide di chiudere un bando prima del tempo mortificando un’azienda che dà lustro a questa città. Revoca in autotutela? Ma di cosa? Forse di tutela di qualche altra questione?”.
Assente il sindaco in aula, al suo posto ha risposto la vicesindaca Paola Micieli: “Abbiamo indetto un bando e un’istanza è arrivata nei giusti tempi e un’altra, di Nobile, in ritardo. Ci è dispiaciuto molto non poterla inserire perché in ritardo. Dopo si è pensato di riaprire il bando, ma la nostra idea era nel frattempo quella di trovare una soluzione a lungo termine, creando un regolamento che aprisse il bando in modo indeterminato. Dopo 20 giorni dall’apertura del bando abbiamo visto che non era pervenuta nessuna istanza e abbiamo pensato alla revoca in autotutela per fare un nuovo bando definitivo per le aree Pip”.
“Revocate il bando per fare uno nuovo senza però avere pronto quello nuovo? – la controrisposta di Di Rosolini. “Oggi state ancora discutendo su quello migliorativo e nel frattempo chiudete un bando in anticipo senza validi motivi. Il vostro è un modo per barare. Inviterò i consiglieri di opposizione a firmare insieme a me per spedire la revoca alla Procura della Repubblica”.
“Vicenda gravissima”, per Piergiorgio Gerratana che ha mandato un messaggio al caposettore che ha firmato la revoca. “Il decisore politico dà l’indirizzo e l’apparato amministrativo crea le condizioni per raggiungere l’obiettivo. Ma la legge non può piegarsi a un potere politico e il caposettore non può piegare la sua dignità di caposettore alla volontà del decisore politico. E questa è una delle ennesime vicende che in questi anni abbiamo registrato in questo specifico settore. Chi ha orecchie per intendere, mi ha inteso benissimo. Ritirate un bando in autotutela per volontà politica? Posso capire che si ritira perché si rintracciano profili di illegittimità, ma voi lo ritirate solo perché avete in testa di realizzare un nuovo bando migliore. E lo ritirate pure “in autotutela” per l’amministrazione. Ma da cosa vi state tutelando? O dovete raggiungere qualche obiettivo? Ma capite l’abuso che è stato fatto? Attenzioneremo alla Procura della Repubblica. Voi non vi rendete conto di cosa firmate in giunta!” “È una determina del responsabile di settore– replica Micieli– non una delibera di giunta”.
“Una cosa fatta ad hoc”- conclude il consigliere Modica – per uno scopo preciso. Il caposettore e gli altri si assumano le loro responsabilità”.