A scuola di Primo Soccorso con la dott.ssa Francesca Micieli

A scuola di Primo Soccorso con la dott.ssa Francesca Micieli

Se un boccone va di traverso e il bambino smette di respirare, diventa cianotico e annaspa in cerca d’aria, o se un collega si accascia al suolo, cosa fare? “Intervenire tempestivamente in maniera corretta”. Con questa considerazione e in osserva del DM 388/03 che obbliga le aziende a formare addetti al primo soccorso, a distanza di un anno dal precedente corso per addetti al primo soccorso della durata di 12 h rivolto alle scuole, è tornata in aula la dott.ssa Francesca Micieli che ha offerto un incontro suppletivo di due ore esteso a tutti i docenti dell’Istituto Comprensivo Sant’Alessandra.
Ad aprire i lavori il dirigente scolastico Mariachiara Ingallina che ha ricordato l’importanza dell’informazione e della formazione di tutte le persone che ruotano attorno alla vita di un bambino e che si occupano, a qualsiasi livello, della sua salute e sicurezza, in un ambiente atipico, la scuola, in cui vi è anche una mensa.

Tecniche di primo soccorso e di BLS (Basic Life Support), manovre di disostruzione delle vie aeree e rianimazione cardio- polmonare pediatrica e nell’adulto sono state le materie affrontate assieme al medico rosolinese specializzato. “La procedura di Primo Soccorso – ha chiarito la dott.ssa Micieli- è un protocollo generale che indica cosa fare. Se un alunno ha un infortunio in classe, il docente deve valutare la gravità e decidere se attivare la procedura avvertendo l’addetto al primo soccorso designato, che porterà con sé la cassetta del primo soccorso. L’addetto valuta la situazione seguendo il buon senso e le indicazioni del DM 388/03, e decide se è il caso di allertare il 118. Ma attenzione – ha continuato la Micieli- il primo soccorso è l’aiuto dato dal personale laico in attesa che arrivino soccorsi specializzati, ovvero il pronto soccorso, per questo è necessario imparare a gestire il panico, valutare i segni dell’infortunio e verificare lo stato di conoscenza del soggetto eseguendo la manovra di GAS (G = guarda, A = ascolta, S = senti), con compressioni al torace e insufflazioni d’aria in caso di un danno all’apparato respiratorio”.

Alla fase teorica animata da consigli ed esempi di casi possibili, è seguita quella pratica in cui la dott.ssa Micieli ha simulato situazioni di emergenza con l’aiuto di un manichino. “Ognuno di noi ha la responsabilità di saper intervenire quando accade qualcosa. In caso di ostruzione delle vie aree, – ha continuato il medico– se il bambino ha più di tre anni, si deve sistemare leggermente prono in avanti con la testa verso il basso; quindi si danno 5 colpi decisi con il palmo della mano sulla schiena, in zona centro-laterale. Se così non butta fuori l’oggetto che gli impedisce di respirare, si deve praticare la cosiddetta manovra di Heimlich: sistemare un pugno sopra l’ombelico, circondarlo con l’altra mano e spingere verso l’interno e in alto contemporaneamente per aumentare la pressione interna al torace e facilitare l’espulsione. La sequenza di colpi alla schiena e manovre va ripetuta fino all’arrivo dei soccorsi. Se la vittima è incosciente, bisogna aggiungere la rianimazione cardio- polmonare alternando fasi di respirazione bocca a bocca al massaggio cardiaco”.

Divulgare la cultura dell’emergenza e i valori di solidarietà e senso civico è sicuramente un importante passo avanti per rendere la scuola un ambiente sempre più sicuro. L’interesse dimostrato dal personale e dai docenti coinvolti ha testimoniato il successo di una lodevole iniziativa in cui oggi si è solo investito del tempo. Tempo che domani potrebbe essere prezioso: “Che non accadano più banali morti per soffocamento che lasciano un vuoto dentro e il senso di fallimento perché a volte, nella pratica, – ha concluso lo stimato medico- bastano due mani sul torace e dei colpi sulla schiena per salvare vite intere”.

Alessandra Brafa

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