“Il quadro si muove”, nel 1959 Rosolini invasa da pellegrini per i miracoli del Sacro Cuore

“Il quadro si muove”, nel 1959 Rosolini invasa da pellegrini per i miracoli del Sacro Cuore

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Un raccoglitore deteriorato dal tempo pieno di pagine di giornale ingiallite. Il direttore lo poggia sulla scrivania e mi dice: “Ma tu lo conosci il miracoloso fenomeno del nostro sacro cuore?”. E sebbene la storia del santuario rosolinese sia stata ben tramandata anche ai giovani come me, in quel momento una nube di ignoranza mi avvolge. “Credo!”- rispondo. Ma quando mi appresto ad aprire quelle pagine del Giornale di Sicilia del 1959 e i titoli degli articoli a firma del grande Gigi Perricone, rettifico subito: “No. Non la conosco affatto”.

Per due giorni quel prezioso raccoglitore è passato tra una scrivania e un’altra e la nostra fame di curiosità è aumentata, così come la nostra voglia di raccontarvi una storia così lontana (e forse sconosciuta ai più).

Era il 1959, l’epoca del sindaco Cultrera e di un paese ancora urbanisticamente primitivo. Tra le trazzere, gli abbeveratoi pubblici e i carretti, il santuario del Sacro Cuore di Gesù era meta di numerosi pellegrinaggi da tutta Italia, tanti fedeli accorrevano numerosi, con numeri da capogiro, solo per assistere al “grande fenomeno miracoloso” che si era manifestato agli occhi di tanti increduli fedeli tra il giugno e il settembre del ’59. Erano giorni “eccezionali” a Rosolini.

 

Come testimoniano gli articoli, pare che sotto il cielo di Rosolini, in quegli anni, non ci fosse uomo non devoto al Sacro Cuore e non attratto dai suoi miracoli; anche tanti medici lo erano, nel paradossale scetticismo, invece, della comunità ecclesiale rappresentata all’epoca dal vescovo Mons. Angelo Calabretta. Ma cosa accadde durante quei giorni eccezionali del lontano ’59?

Il 17 luglio del 1959 Gigi Perricone titolò così il suo primo articolo sulla vicenda: “Visione miracolosa di due donne a Rosolini”, hanno visto Gesù impartire la loro benedizione da un quadro.” È da quel giorno, per più di due mesi, che lo strano fenomeno fece diventare Rosolini una delle mete religiose più frequentate d’Italia. In tanti la raggiungevano per sperare di assistere alla visione miracolosa. Pure le poche linee telefoniche fisse erano intasate dalle continue telefonate arrivate da rosolinesi emigrati nel resto dell’Italia.

“Oggi quattro pellegrine venute da Floridia per sciogliere un voto – raccontava Gigi- si erano inginocchiate davanti al quadro prodigioso quando, ad un tratto, mentre i loro occhi erano fissi alla sacra immagine videro cose che occhi umani mai hanno visto. Gesù Cristo, raggiante in viso, impartiva loro con le due dita della mano destra la sacra benedizione. Le donne con le lacrime agli occhi spaventate e contente nello stesso tempo hanno gridato al miracolo facendo accorrere le monache del monastero e le orfanelle oltre a numerosi passanti”. Le dita del Cristo, nel quadro, si erano mosse. La notizia verso le ore 12 dello stesso giorno si era diffusa pure nei paesi vicini e molta gente cominciò a recarsi in pellegrinaggio ansiosa di assistere al ripetersi del miracolo.

“Suor Maria Elena Aneli – scriveva ancora Perricone il 17 luglio- ci ha dichiarato che le dita sembravano staccarsi dal quadro e che si muovevano dapprima un po’ svelte, mentre in seguito i segni di benedizione si facevano più lenti fino a cessare. Le tre orfanelle accorse subito insieme alla sorella ci hanno confermato quanto sopra detto”. Il giorno dopo furono addirittura due gli articoli di Gigi Perricone sulla strana vicenda, uno di questi è quello che aprirà poi, come testimoniato dai successivi articoli, il continuo e costante pellegrinaggio dei fedeli forestieri. “Da tutta Italia arrivano continue telefonate di rosolinesi che chiedono notizie”- scriveva Gigi.

Da quel momento e per più di due mesi la nostra Rosolini acquisì forte fama e fermento religioso. Anche i più scettici, e irremovibili, si era ricreduti dopo aver assistito al fenomeno. Lo scetticismo maggiore però fu quello della comunità ecclesiastica dell’epoca. Mons. Angelo Calabretta condannò addirittura l’avidità con cui “il nostro popolo andava a caccia di simili avvenimenti”.

E condannò anche i giornalisti che “danno troppa importanza all’accaduto, non facendo altro che “accrescere la morbosa curiosità religiosa di tanti poveri fedeli” (tratto dalla nota del vescovo sul giornale di Sicilia del ‘59). Il mondo ecclesiale, se si esprimeva, lo faceva con toni quasi accusatori, mentre il più delle volte manteneva il massimo riserbo sulla vicenda. Ma i fedeli che aveva assistito al miracolo crescevano a macchia d’olio. I lori nomi e cognomi, e i paesi di provenienza, erano tutti pubblicati per testimoniare la veridicità del fatto, assieme a uno scatto fotografico del quadro che era “prova del miracolo”. Ma, scriveva ancora Gigi Perricone, “le autorità ecclesiali pur ricevendo la prova fotografica del fenomeno del Cristo benedicente, mantengono il più assoluto riserbo”.  E anche il fondatore del nostro Corriere Elorino raccontò, in un articolo del 21 luglio, di essere stato anche lui uno stupito testimone del fenomeno.

Scriveva: “Abbiamo trovato gente mentre si pigiava per guardare la sacra immagine, attendendo che quella si muovesse. Abbiamo atteso per circa 10 minuti anche noi, fino a quando la gente ha gridato in coro: “Si muove, si muove; L’indice, l’indice!” Abbiamo osservato attentamente quello che a qualche scettico sembrava una semplice allucinazione e per noi, presenti e obiettivi come sempre, come vuole il nostro lavoro di cronisti, è stata una palpitante realtà. Abbiamo visto il redentore muovere lentamente il dito indice e medio per circa 15 secondi. Dopo dieci minuti si è ripetuta la stessa identica scena. La gente si è fatta numerosa, la calca ha invaso la piccola cappella e le stanzette attigue. Ci siamo veramente commossi.

La signora Mortellaro Francesca – scriveva ancora Gigi- ci ha detto: “Giovedì sono venuta accompagnata da mia figlia, dalla signora Romano e dalla di lei madre. Mentre ero intenta nella più profonda preghiera la mia bambina Anna qui presente mi disse: “Mamma perché l’immagine che abbiamo nella nostra casa a Floridia non fa così?” Guardai e si offerse ai miei occhi la stessa identica scena a cui voialtri e tutta quella folla, oggi, avete assistito”.

Un fenomeno senza precedenti che sconvolse un intero paese e che oggi, probabilmente, rappresenta uno di quei motivi per cui la forte devozione al Sacro Cuore è così sentita dai più anziani che, oltre al miracoloso fenomeno, possono ricordare le “infinite grazie” ricevute da concittadini e non solo. E tra queste, sempre nel luglio del ‘59, la più conosciuta fu quella della famiglia Loreto, il cui figlioletto di soli sei mesi, affetto da una forma rara di “colera infantum” e sul punto di morire, fu invece “miracolato”.

Il 31 luglio 1959 Perricone titolò così un articolo: “Miracolosa guarigione di un bimbo a Rosolini”. A pochi giorni dalle annunciate visioni miracolose, il fatto non potè che accrescere il fervore religioso.

Quel bimbo miracolato oggi ha 64 anni, gode di ottima salute e noi lo abbiamo trovato e sentito. Lo stesso ci ha confermato quanto ritrovato nei nostri archivi. È Salvatore Loreto, nato nel febbraio del 59 a Rosolini, e da noi rintracciato grazie al nome della mamma e la via in cui viveva, informazioni citate nel vecchio articolo. Telefonicamente, dalla Toscana, regione in cui vive da anni, ci dice: “So di essere quel bimbo, ma ho sempre reagito con scetticismo a questo racconto dei miei genitori perché non sono un devoto né un cristiano praticante. Credo in Dio ma non alla Chiesa e a tutti i suoi misteri, e così sono stato fin da piccolo nonostante la grande devozione dei miei genitori”.

Salvatore Loreto oggi

Nel giornale dell’epoca si racconta che fu la madre che, disperata e fuori di sé, dopo aver saputo dal medico che il piccolo era sul punto di morire, prese il bimbo e lo portò nella cappella del Sacro Cuore. Lo depose sull’altare e incominciò a piangere, implorandone la grazia. E dopo aver donato dell’olio alle suore, tornò a casa con la speranza che il Sacro Cuore la esaudisse.

Le condizioni del bimbo in un solo giorno andarono migliorando. Scriveva Gigi: “Fu chiamato il medico che, suo malgrado, constatò l’avvenuta improvvisa guarigione. Il dott. Sipione Vincenzo ci ha detto: “Signori miei, c’è da impazzire! Domenica avevo dato poche ore di vita al piccolo. Quando l’indomani fui chiamato, credevo che il bimbo fosse già morto. Ma con grande mio stupore l’ho trovato, fra la gioia dei familiari, alquanto migliorato. Posso affermare che si tratta di un vero e proprio miracolo; infatti ho depositato la mia relazione al Comando dei Carabinieri”.

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A Salvatore i genitori non hanno mai raccontato nel dettaglio la sua storia, conosciuta e ripetutagli in continuazione però da tutte le persone che ha incontrato nella sua vita fino ai 15 anni, età in cui lasciò definitivamente la Sicilia, della quale ci confessa di non avere quasi nessun ricordo. I suoi genitori sono venuti a mancare qualche anno fa, prima la madre Serafina Monte e poi il padre Giuseppe Loreto, e solo in occasione della loro sofferta perdita è tornato a Rosolini, con la speranza -che ci ha lasciato telefonicamente – che in questo paese ci tornerà presto. “Magari incontrando vecchi parenti potrò anche io ricordare qualcosa in più e venire a vedere nel vostro archivio quei giornali storici con la mia foto e la mia storia che fino ad oggi non ho mai visto”.

Seppur nel nostro giustificato scetticismo odierno, con questi stralci di storia ci rendiamo davvero conto del perché il legame al Sacro Cuore sia davvero così “sacro” per i più anziani e sia stato tramandato con lo stesso fervore pure ai giovani. Credenti o no, è comunque storia. Peccato però che siamo più bravi a ricordarla che a valorizzarla.

Enrica Odierna

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