“Fuga di cervelli” o “Fuga di speranze”?
La “fuga di cervelli” di cui si è parlato tanto fino a un paio di anni fa non esiste più. Non si può più definire solo “fuga di cervelli” quell’esodo massiccio di giovani dall’Italia all’estero: ormai si tratta di una vera e propria “fuga di speranze”. Perchè se è vero che noi giovani siamo la speranza per il futuro, allora l’Italia speranza non ne ha, anzi non ne vuole. Perchè si parla quasi male di quei giovani che fanno le valigie e vanno via, lasciando ad altri il peso di una nazione sempre più gravata da tasse e disoccupazione, ma fermiamoci un attimo a riflettere: quei giovani lì non vanno via per il piacere di farlo, o almeno non tutti. Quei giovani vanno via perchè non c’è una speranza per il futuro. È vero che magari spesso in Inghilterra, in Germania, a Dubai, a Singapore o in qualunque altra parte del mondo ci si adatta a fare lavori come cameriere, lavapiatti, addetti alle pulizie, ma non è vero che in Italia questi lavori non li faremmo. Li faremmo eccome, se solo ci fossero le condizioni per farli. Se solo questi lavori non fossero lavori in nero, senza garanzie, senza una paga adeguata e senza una possibilità di migliorare. Perchè chi va a Londra a fare il cameriere sa che, grazie all’impegno e alla costanza, col passare del tempo può “migliorare” la propria posizione, diventando magari caposala, o addirittura manager di quel ristorante in cui ha cominciato. Quello che serve in un Paese dove vige la meritocrazia è solo la grinta per andare avanti. E una cosa è certa: a noi giovani italiani che decidiamo di partire la grinta non manca. Se siamo riusciti a staccarci dal nido sicuro che i nostri geniori hanno costruito per noi, se siamo riusciti a catapultarci di punto in bianco in una nazione nuova, con gente che non conoscevamo e dove siamo stati costretti a cavarcela con una lingua che non è la nostra, se siamo riusciti a trovare lavoro, a condividere la camera con perfetti sconosciuti, a farci degli amici, a pagare l’affitto e a sentirci felici nonostante le migliaia di chilometri che ci separano dagli amici e dalla famiglia, beh allora non è di certo la grinta che ci manca. Ci manca la speranza per il futuro, il coraggio di mettere su famiglia, di assumerci le responsabilità di una nuova piccola vita perchè, diciamocelo chiaramente, se non abbiamo speranza noi cosa possiamo lasciare ai nostri figli? E allora, nonostante tutte le difficoltà che dovremo affrontare, preferiamo andarcene, perchè l’Italia non cambierà di sicuro, non adesso, non mentre voi “adulti” ci criticate perchè andiamo via. Non potete dirci che tocca a noi cambiare l’Italia, che siamo noi che dobbiamo muoverci per cambiare il nostro futuro, non dopo che voi avete creato la situazione presente. Siete voi i primi a dovervi indignare perchè i vostri figli non potranno godersi quello che voi avete costruito in una vita di lavoro, e fare in modo che le cose cambino. Troppo facile stare seduti da spettatori e dirci «non andare a cercare il benessere altrove, costruiscilo qua». Non abbiamo i mezzi per farlo, non finchè voi non capirete che la colpa è anche e soprattutto vostra, e che siete voi a dover cambiare lo stato di cose che avete creato.
Allora non addossateci le vostre colpe, e lasciateci liberi di cercare il nostro futuro dove meglio crediamo.
Lettera firmata