CLIMA: il tempo è scaduto [di Salvatore Cavallo]
Gli scienziati si accingono ad elevare il livello di allerta sui rischi provocati dai mutamenti climatici. Passando dal monito di “eventi climatici estremi” all’allerta di “catastrofi climatiche globali”.
Per “eventi climatici estremi” si intendono eventi climatici di estrema intensità, localizzati in specifiche aree geografiche e di brevissima durata: alluvioni, bombe di acqua, bolle di calore, grandine di grandi dimensioni, fulmini, tornado. Eventi che possono verificarsi con estrema intensità e imprevedibilità.
Il monito delle “catastrofi” evoca invece l’idea di eventi irreversibili di dimensioni planetarie, determinati dai mutamenti climatici e che possono pregiudicare la vita nel pianeta. Almeno così come la conosciamo ora.
Il clima è un evento complesso.
Il clima è un evento davvero complesso. Per studiarlo la scienza ha sviluppato modelli matematici molto sofisticati con i quali è possibile prevedere l’evoluzione del clima nei prossimi decenni. Modelli capaci di integrare tutte le possibili informazioni relative all’interazione tra l’energia solare, l’atmosfera, gli oceani e il pianeta. Ma anche le emissioni di CO2, le attività economiche, gli spostamenti della popolazione, le decisioni politiche ed ogni altra informazione relativa a fatti che possono influenzare direttamente o indirettamente il clima del pianeta. Più cresce la capacità di integrare tali informazioni e più precisa è la loro previsione. I risultati di tali modelli ci indicano che la temperatura del Pianeta crescerà di un valore superiore a 1.0 – 1.5 C. Pur ipotizzando un aumento nella fascia più ottimistica, i modelli prevedono le conseguenze oramai ben note: lo scioglimento dei ghiacciai, i repentini cambiamenti del clima dovuti alla rottura della funzione regolatrice dei “motori termici dell’atmosfera” che trasportano il calore da sud a nord, la deviazione delle correnti oceaniche che distribuiscono il calore in senso orizzontale e che garantiscono la vita delle fasce intermedie.
Nuove Preoccupazioni
Ma nuove e più gravi preoccupazioni stanno emergendo. Preoccupazioni che emergono dai risultati delle osservazioni sulla reazione del Pianeta a tali cambiamenti. Mi limiterò a descriverne solo tre tipologie.
La prima è legata ad un fenomeno noto come “amplificatore polare”. L’aumento della temperatura non è uniforme nell’intero pianeta ma è più veloce e più intenso nelle aree artiche e nelle fasce pre artiche. Negli ultimi periodi la temperatura massima delle fasce geografiche pre artiche siberiane ha raggiunto valori di 35-38 C contro i 20-22 C registrati prima.
La seconda si riferisce allo scioglimento del “permafrost” cioè dei vasti territori perennemente ghiacciati. Questo evento potrebbe liberare oltre 1700 miliardi di tonnellate di CO2 di metano ed altri gas imprigionati. La conseguenza sarebbe un elevato e incontrollato picco di emissione di gas serra con un imprevedibile aumento della temperatura. Sono fenomeni noti come “feedback” o “reazioni”. In questo caso un vero e proprio feedback climatico catastrofico.
La terza è una preoccupazione che definirei “naturalistica”. La ricerca di un gruppo scientifico cinese ha osservato che le fasce territoriali esterne delle riserve naturalistiche del pianeta sono contaminate da “specie aliene”, specie che si spostano da una parte all’altra del pianeta. Cambiamenti climatici e inquinamenti inducono molte specie a cercare aree che sono più ospitali e più accoglienti per la loro vita. Tale fenomeno riguarda quasi il 90 % delle riserve naturali planetarie e potrebbe indurre cambiamenti nella flora e nella fauna con conseguenti “catastrofi naturalistiche”.
Un aumento di 1.5 C nel bacino del lago del Ciad lo farà evaporare completamente con la conseguente desertificazione della regione circostante. Una moltitudine di circa 20 milioni di persone cercherà una nuova dimora. Questo evento genererà una serie di conflitti di natura umanitaria. E poiché non è l’unico caso ma altri casi si stanno generando in tutto il pianeta il fenomeno potrebbe assumere dimensioni catastrofiche. Ecco come desertificazioni, incendi, invasioni distruttive di insetti potrebbero generare indirettamente catastrofi umanitarie.
Ecco perché elevare il livello di allerta.
La questione è: cosa bisogna fare?
La soluzione deve essere oramai drastica e globale e soprattutto articolata sui due orizzonti temporali.
Sul lungo periodo è necessario attivare le istituzioni internazionali e dotarle del potere di istituire una “Carbon Tax Planetaria” da imporre anche attraverso i meccanismi dei dazi e delle sanzioni. Una “Carbon Tax” sufficientemente elevata da indurre le nazioni ad una necessaria transazione verso economie carbon free.
L’attuale dibattito sul Clima di alcuni politici nazionali sui tempi della transazione sostenibile è “preoccupante”. La speranza politica è tutta affidata alla politica della UE di Ursula von der Leyen e Angela Merkel ed in parte sulle decisioni che il G20 di Napoli saprà assumere sul Clima. In tale dibattito dovranno pesare gli ultimissimi eventi estremi registrati in Nord-Europa e in Cina.
Sul breve periodo la risposta è semplice. Nulla. Non possiamo fare proprio nulla. L’inerzia del sistema del clima planetario è talmente grande che qualunque nostra azione produrrebbe effetti positivi solo dopo anni. Per adesso possiamo solo preparare il territorio e le sue infrastrutture, le città e le loro organizzazioni a mitigare gli effetti degli eventi climatici estremi. Tale compito è la missione dei governi e dei poteri locali.
Se è vero che non è possibile prevedere la data e il luogo di un evento è però necessario predisporre il territorio e la comunità che lo vive a mitigarne le conseguenze. Per garantire questo è oramai necessario contemplare la responsabilità della politica locale e nazionale per le conseguenze che derivano da loro eventuali ritardi e omissioni.
Appellarsi al ruolo pedagogico delle istituzioni formative, dei mass media, della famiglia o della politica stessa è nobile e irrinunciabile per il lungo periodo. Per il breve periodo è debole, inefficace e inefficiente. E poi tardivo.
Non abbiamo più il tempo. Il tempo è scaduto.
Salvatore Cavallo