“Siate modello e testimoni di vita”, consegnata oggi la pergamena di cittadinanza onoraria a Don Emma
Per motivi di salute era stato assente alla cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria che l’ex assessore Carmelo Di Stefano aveva organizzato in suo onore lo scorso 8 agosto. Per questo la pergamena che ha fatto emozionare, quella sera, tutti i presenti in piazza Garibaldi, collegati solo telefonicamente con Don Michele Emma, gli è stata consegnata solo oggi da Tonino Solarino, presidente dell’Associazione “Mondo Giovani”. Don Emma si è finalmente ripreso, e oggi sta di nuovo bene.
Nella foto di stamattina durante la consegna della pergamena, di cui lo stesso Solarino era delegato, si legge negli occhi tutti la sua gioia.
La cerimonia di conferimento della cittadinanza si era svolta l’8 agosto scorso, giorno del suo 93esimo compleanno, alla presenza del Sindaco Pippo Incatasciato (che ha conferito la cittadinanza a distanza), dell’Associazione “Mondo Giovani”, con in testa il presidente Tonino Solarino, del Vicariato di Rosolini rappresentato da Don Luigi Vizzini e dell’ex assessore Carmelo Di Stefano.
Seppur Don Emma, per motivi di salute, fu costretto ad assentarsi, ha però ringraziato la città di Rosolini tramite una sentita missiva letta dallo stesso Solarino, pubblicata già nel nostro numero cartaceo di settembre e che oggi riproponiamo online per quanti non l’avessero ancora letta.
La lettera di Don Michele Emma alla città di Rosolini
“Quanti incontri, gioie, dolori, speranze conservo nel cuore. Oggi a 93 anni se c’è qualcosa di buono, che potrò presentare al Signore, è la passione educativa che, da figlio di Don Bosco, ho cercato di mettere al servizio di tanti giovani prendendomi cura di loro, credendo nei loro sogni, costruendo spazi di protagonismo consapevole che se i giovani trovano adulti che li amano e credono in loro possono fare cose meravigliose.
Ho avuto il privilegio di essere testimone, prima nei nostri oratori salesiani e poi nel nostro Movimento Mondo Giovani di tante meraviglie: piccoli e grandi miracoli di cuori risanati che sono ritornati a innamorarsi della vita. Di questi miracoli ogni adulto può essere fautore se coltiva il coraggio dell’amore presente, paziente, accogliente, generoso. A questo ho consacrato la mia vita cercando di fare mio l’invito di don Bosco: vivere ogni giorno come se fosse l’unico, il primo e l’ultimo.
Avendo appena compiuto 93 anni sono però consapevole di essere al capolinea di questa vita terrena. Don Bosco ha promesso ai suoi salesiani pane, lavoro e Paradiso. Il pane e il lavoro non mi sono mai mancati. Oggi vivo e attendo la speranza di poter ricevere la promessa del Paradiso.
Voi siete stati, già in terra, il mio angolo di paradiso e se un pezzettino di Paradiso mi sarà riservato nell’altra vita lo dovrò a voi, cari giovani e cari figli, perché pur con i miei limiti e le mie inadeguatezze vi ho voluto molto bene. Con il sacerdozio ho scelto di non avere figli miei, ma sono stato ricompensato da Dio ricevendo la grande gioia di avere una moltitudine di figli e figlie spirituali. A voi figli spirituali ho provato a offrire i doni ricevuti da Dio. Vi ho dato molto, ma da voi ho ricevuto molto di più.
Cari amici, capite che a 93 anni ricevere la cittadinanza onoraria, di cui vi ringrazio ancora, non è per me motivo di autocompiacimento. A questa età si vive tutto con sereno distacco. Riceverla per me è motivo di gioia grande se rinnova l’impegno delle istituzioni, della Chiesa, della scuola, della famiglia a far fronte all’emergenza educativa che è soprattutto un’emergenza educatori.
Oggi troppi adulti sono assenti perché concentrati sulla propria gratificazione ed autorealizzazione. Troppi Peter Pan che scimmiottano in modo patetico le mode giovanili invece di essere modelli e testimoni di vita. Troppi genitori, troppi insegnanti, troppi sacerdoti, troppi politici, tra sciatteria e impotenza, fanno mancare alle nuove generazioni l’affettuosa autorevolezza di cui hanno estremo bisogno. Ogni giovane è chiamato a vivere il travaglio di partorire sé stesso, l’avventura della seconda nascita. Questo parto oggi sempre più viene vissuto in una dolorosa solitudine e con esiti sempre più incerti.
Dice un proverbio che per educare un figlio è necessario l’intero villaggio. Papa Francesco ci ha invitati a trasformare il villaggio globale in villaggio educativo globale. Oggi è bello per me pensare che si è riunito il “villaggio educativo” per prendere l’impegno di educare insieme i figli, di sentire ogni giovane figlio proprio. Di questo impegno è bello essere padrino anche se in contumacia.
Da sacerdote non ho modo migliore di salutarvi se non pregando per voi. Prego e vi benedico affidandovi a don Bosco e Maria Ausiliatrice affinché intercedano per tutti noi presso il Padre Celeste e affinché ognuno di noi sia sempre e solo una buona notizia per gli altri, praticando il coraggio dell’amore. Non c’è amore più grande che dare la propria vita per i giovani”.
Don Michele Emma, sacerdote di don Bosco.