Arrivato a Rosolini il corpicino di Evan, domani i suoi funerali organizzati con una raccolta fondi

Arrivato a Rosolini il corpicino di Evan, domani i suoi funerali organizzati con una raccolta fondi

L’autopsia sul corpo del bimbo rileva ipotesi di morte per trauma cranico

Una scena straziante quella dell’arrivo a Rosolini del corpicino senza vita del piccolo Evan, dopo l’autopsia eseguita ieri alle 13.30 dal medico legale Francesca Berlich che ha rilevato l’ipotesi di una morte legata a un trauma cranico. Sono i segni sul capo che pare confermerebbero questa linea, oltre al taglio a un orecchio (con evidente pelle strappata), lievi piaghe su alcune parti del corpo, lividi, un profondo segno attorno al collo del bambino e piccole fratture. Il sostituto procuratore Donata Costa che coordina l’inchiesta nei capi d’imputazione parla di «reiterate aggressioni fisiche» che madre e compagno avrebbero inferto al piccolo Evan. 

Il feretro del piccolo, dall’Ospedale Maggiore di Modica, è arrivato a Rosolini solo oggi alle ore 13, accompagnato dal papà Stefano e dalla nonna paterna per essere preparato in attesa dell’ultimo saluto. Il papà di Evan, Stefano Lo Piccolo, è arrivato ieri a Rosolini. Dopo aver appreso della morte del figlio si è scaraventato sul primo treno disponibile per raggiungere presto, da Genova, città in cui vive, l’ospedale Maggiore di Modica, con la disperazione e la rabbia che è propria di un padre dopo aver appreso della morte ingiusta di un figlio.

I funerali del piccolo Evan saranno celebrati domani alle ore 16.00 in Piazza Crocifisso.

Si attende un grande coinvolgimento della città, la stessa città, la nostra, che ha scelto di stringersi in un abbraccio solidale per organizzare il funerale del piccolo Evan. È  bastata solo l’autorizzazione da parte del padre, impossibilitato a sostenere una così grande costo, e la città si è mossa.

In queste ore sono tantissime le attività commerciali rosolinesi che espongono una cassettina di raccolta fondi (una nella foto sopra). Sopra di questa la foto di Evan e la scritta “No profit”, a scanso di equivoci per la parte “peggiore” della comunità che purtroppo nell’immensa tragedia ha avuto il coraggio di vederci speculazione da parte dei promotori che invece, in rispettoso silenzioso e con la condivisione di un solo post per informare la città, hanno voluto lanciare un grido: “Uniamoci, come città, per garantire ad Evan il funerale che merita”.

E in questa vicenda, in mezzo all’inerzia di una società che ha dimostrato di aver fallito, si riesce ancora a trovare un’altra parte di società, fatta di madri e padri, che adesso vogliono esserci e che vogliono salutare Evan come fosse figlio loro.

L’iniziativa è stata lanciata da professionisti del settore funebre e floreale: Agenzia degli Angeli, che inizialmente aveva scelto di pensare al funerale tutto a sue spese, e Armonia Floreale che, contattata dall’agenzia per unirsi al nobile gesto solo come fiorista, ha invece pensato di proporre una colletta cittadina per non gravare sulle tasche della sola agenzia funebre che avrebbe dovuto provvedere a colmare costi difficili in questo momento di crisi. E’ così che grazie al coinvolgimento di un’altra cittadina, Angela Chiabrera, l’iniziativa ha cominciato a riempire i social e coinvolgere senza alcuna esitazione tantissime attività commerciali e privati.

Le somme raccolte saranno destinate alle sole spese ingenti che avrebbe dovuto sostenere da sola l’agenzia funebre, come quello della piccola bara bianca, mentre i fiori saranno tutti un dono della fiorista. Il sindaco Pippo Incatasciato ha invece predisposto l’assegnazione temporanea di un loculo per la sua sepoltura.

Le somme che resteranno della raccolta fondi, invece, saranno destinate al fratellastro di Evan, il piccolo Giuseppe di 8 anni. Tramite l’acquisto di materiale scolastico, abbigliamento o un piccolo risparmio postale, saranno le sue necessità a stabilirlo. E chi vuole è ancora in tempo per contribuire.

Un regalo che è il minimo che questa società possa fare per Giuseppe e per il ricordo del dolce Evan. 

Un modo, forse, per gridare che di lui e di tutti i bambini non dobbiamo più scordarci.

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