Lavoro digitale: la politica abbia la capacità di non tornare ai vecchi schemi

Lavoro digitale: la politica abbia la capacità di non tornare ai vecchi schemi

Riceviamo e pubblichiamo integralmente una lettera inviata alla nostra attenzione dal giovane Bruno Lorefice dal titolo: “La politica guardi con fiducia all’accelerazione digitale:
sindaco, deputati regionali e partiti politici abbiano il coraggio di posizionarsi contro il ritorno ai vecchi schemi di organizzazione del lavoro”.

Gentile Redazione,
il nostro territorio e la nostra comunità, così come accade per il resto d’Italia, si appresta a vivere l’ennesima stagione estiva.
Sarà una stagione anomala , come del resto è stato ad oggi il nostro 2020.
Un anno difficile, caratterizzato da una emergenza sanitaria senza precedenti, che ci ha costretto a rivedere gran parte delle nostre abitudini, delle nostre relazioni sociali, del nostro modo di interpretare l’attività lavorativa.
Seppur nella sua drammaticità, la crisi correlata alla malattia da Coronavirus 2019, ha tuttavia catalizzato alcuni processi di innovazione e di nuove applicazioni tecnologiche che il nostro paese non avrebbe avuto il coraggio di applicare se non in una situazione di estrema straordinarietà.

Numerosi nostri concittadini, studenti e lavoratori hanno avuto l’opportunità di studiare e lavorare da casa propria, a Rosolini, nella piena consapevolezza che lavoro non significa obbligatoriamente essere vincolati al preciso luogo fisico della sede in cui si svolge la propria attività, grazie all’utilizzo di piattaforme per teleconferenze e di strumenti per lo “Smart Working”.
Ecco quindi che (con le dovute cautele e il dovuto realismo) il territorio rosolinese e il centro storico hanno cominciato a ripopolarsi, il tessuto economico produttivo ha cominciato a ripartire, i genitori e i figli delle nostre famiglie non sono più divisi da distanze chilometriche, che la nostra società comincia a riappropriarsi di una componente umana fondamentale : i nostri giovani e, più in generale, i nostri concittadini fuori sede.
Questa rivoluzione economica e sociale, sembra avere il carattere di una misura temporanea, non ancora percepita come una reale possibilità di cambiamento strutturale dalle istituzioni, dalle imprese e dalla società.

Funzionerà davvero così?
Vogliamo davvero ignorare quanto accaduto e ritornare al passato?
Adesso i nostri rappresentanti istituzionali e i partiti politici , dal Sindaco alla nostra Deputazione Regionale rosolinese e siracusana hanno una grande responsabilità:
Posizionarsi in maniera netta e decisa contro il ritorno a schemi ormai superati e convogliare i possibili fondi in arrivo dall’Europa in programmi di rilancio concreti e ben strutturati.
Dovranno farlo adesso, sottoponendo all’attenzione della Regione Sicilia e degli Assessorati Regionali, dei tavoli di confronto sui contenuti di una ripartenza delle aree periferiche (pianificando la realizzazione di progetti supportati da un gruppo di lavoro ad hoc in cui includere le numerose expertise in ambito di informatica, marketing, infrastrutture, economia, sanità, servizi sociali, agroalimentare, turismo) e definendo le modalità di coinvolgimento delle componenti sociali e dei portatori di interesse in maniera attiva e diretta sui processi decisionali.
Non è più possibile continuare a subire le scelte dei decisori, ma influenzarli in maniera intelligente, sulla base di percorsi concreti e ricchi di contenuti, supportati da autorevoli esperienze sul campo.
Rivolgendo la più sentita vicinanza ai nostri concittadini che abbiano sofferto direttamente o indirettamente a causa della pandemia, vi lascio con alcune riflessioni consegnatemi dal concittadino Dott. Luigi Ignaccolo, attualmente residente a Milano, che molto mi hanno fatto pensare in tema di lavoro, sperando di stimolarvi a fare lo stesso:
“Anziché pensare a nuove soluzioni, più sostenibili a livello di mobilità, di economia, e in termini di qualità della vita, si sta pensando a ripristinare il prima possibile il solito circolo vizioso” ;
“In un paese che già arranca sulla strada di una sana cultura del lavoro e dell’innovazione , l’ultima cosa che serve è la convinzione alimentata da preconcetti e dalle istituzioni, che solo in un determinato posto si possa lavorare”.
Sarà la volta buona per riequilibrare una Italia che va a due velocità?
Dipenderà dalla intraprendenza della nostra società, dal nostro senso civico e dalle capacità dei nostri decisori.

Cordiali saluti,
Bruno Lorefice.

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