“Cittadini, come spendiamo 30.000 euro?”, a Rosolini arriva la “democrazia partecipata”
Molto presto la città di Rosolini potrebbe essere protagonista di un vero e proprio rinnovamento socio-culturale, un importante passo che porrà unicamente al centro la popolazione e il suo interesse per il bene e la crescita della città.
È già entrata nella sua fase preliminare la proposta d’adozione di forme di democrazia partecipata, che si pone l’obiettivo di trasformare radicalmente i rapporti tra cittadini e amministrazione comunale: con delibera n. 96 dello scorso 19 giugno la Giunta comunale ha trasmesso al Consiglio Comunale l’approvazione dello schema di Regolamento Comunale per la destinazione di finanziamenti regionali destinati appunto ai progetti di democrazia partecipata. Secondo la legge finanziaria del 2014, infatti, i Comuni siciliani sono tenuti a spendere almeno il 2% (che per Rosolini dovrebbe ammontare a circa 30mila euro) del trasferimento complessivo ricevuto dalla Regione in “forme di democrazia partecipata” che utilizzino cioè “strumenti che coinvolgano la cittadinanza per la scelta di azioni di interesse comune”.
In altre parole, per la prima volta nella storia di Rosolini, ai cittadini si vuole dare la possibilità di proporre e scegliere alcuni progetti da finanziare, per esempio il restauro di un monumento o di una strada, attività che non saranno più nelle sole mani della classe politica, ma saranno un autentico strumento di democrazia e partecipazione.
“È chiaro che sono ancora da delineare forme e modalità – dice l’Assessore all’urbanistica Carmelo Di Stefano, che ha fatto studi e ricerche sull’applicazione della legge in questione – ma se il Consiglio approverà, il Comune darà voce ai cittadini attraverso vari strumenti come assemblee, incontri pubblici, votazioni online, volte a produrre un cambiamento. E a caldo, un primo suggerimento che mi sento di dare, potrebbe essere il ripristino dell’orologio di Piazza Garibaldi”.
Con questa scelta ambiziosa, Sindaco e Assessori, non intendono compiere rivoluzioni, ma semplicemente applicare i più elementari principi previsti dalla Costituzione mediante la partecipazione di tutti i cittadini all’organizzazione economica, politica e sociale del Paese.