Cosa accade quando interagiamo? La parola all’esperto
Il periodo delle vacanze natalizie viene descritto per la maggiore come occasione per “stare insieme”. Accade che dalle due alle tre generazioni familiari si riuniscono attorno alla tavola, gli amici di sempre si incontrano in piazza, si organizzano giocate a carte tra vari gruppi / associazioni. Accade che si pensa a chi non c’è più, a chi manca, a chi si desidera avere accanto. Accade che si scambiano dei regali, che si danno doni a chi ha poco, che non si ricevono quelli attesi, che non arriva il regalo da parte di chi si vorrebbe, che si presentano regali inaspettati. Il periodo natalizio, quindi, viene narrato come il momento dell’anno in cui le interazioni assumono un ruolo centrale.
Come si definisce l’interagire? Cosa accade quando ci si relaziona?
Secondo la definizione in seno alla Scienza Dialogica[1], l’interazione assume valore di processo, portando con sé due peculiarità: l’incertezza e la regola, ovvero ciò che si genera nell’ interazione è, per definizione, incerto e, nell’ incertezza, l’assetto interattivo che si crea risulta temporaneamente stabile. Sinteticamente, ciò che si genere nell’ interazione tra le persone non è definibile a priori ed è stabile temporaneamente. Per esemplificare quando due o più persone si incontrano, non si può scientificamente stabilire prima cosa accadrà con certezza durante il loro interagire e, inoltre, l’assetto, la forma dell’interazione (ciò che si diranno e come se lo diranno) risulta stabile (altrimenti non ci si potrebbe dire niente) ma mutevole, ovvero che può cambiare (“prima la pensavi così e adesso tutto l’opposto”, “non mi aspettavo che tra noi finisse così”, “ il nostro legame è nato all’improvviso e non so spiegarmi come mai”).
La dimensione processuale ed il valore dell’incertezza viene riconosciuta anche in ambito fisico, anzi diviene principio conoscitivo della realtà fisica. Il Principio di Indeterminazione, enunciato nel 1927 da Werner Karl Heisenberg e confermato da innumerevoli esperimenti, asserisce che se misuriamo contemporaneamente la posizione e la quantità di moto di una particella, nella determinazione dei loro valori, ogni grandezza sarà sempre determinata con una incertezza tale che il loro prodotto è sempre maggiore o uguale al valore h/2. Tale Principio sancisce, a livello scientifico, un passaggio paradigmatico: dalla fisica classica a quella quantistica.
«Nell’ambito della realtà le cui condizioni sono formulate dalla teoria quantistica, le leggi naturali non conducono quindi a una completa determinazione di ciò che accade nello spazio e nel tempo; l’accadere (all’interno delle frequenze determinate per mezzo delle connessioni) è piuttosto rimesso al gioco del caso.» (Werner Karl Heisenberg, 1942).
Dunque, secondo un’impostazione classica, noi in questo momento siamo tutti più o meno statici: rappresentiamo una massa inerziale, niente di più. Ma, secondo la fisica quantistica, il nostro organismo in questo momento sta viaggiando alla velocità prossima alla luce se entrassimo all’interno della cellula, all’interno del nucleo della cellula, del nucleo dell’atomo, protoni, neutroni, fino ad arrivare al Bosone di Higgs.
Stesso passaggio avviene se pensiamo alle interazioni che quotidianamente esperiamo, a noi stessi e agli altri come interagenti. Nel senso comune, vi è una tendenza a definire noi, gli altri e le dinamiche delle interazioni “certamente sempre uguali”: “io sono fatto così”, “tu sei fatto così”, “andiamo a finire sempre sullo stesso punto”, “chi nasce tondo non può morire quadrato”, “è inutile che dici questo tanto lo so che non cambi mai”, “mi sono comportato sempre così con te”, “tanto lo so come va a finire”, “i tipi come te/me vanno trattati in questo modo”, “litighiamo spesso”, “su questo punto sono irremovibile”. Nel senso scientifico, in virtù della dimensione processuale delle interazioni, si asserisce che siamo (noi, gli altri, noi insieme agli altri) in costante cambiamento e proprio quando ci si definisce “certamente sempre uguali” qualcosa può cambiare. Come è possibile?
L’interazione stessa è il luogo dove tutto è possibile, in quanto nulla si può stabilire con certezza. Nell’interazione costruiamo e definiamo la realtà che ci circonda. Interagendo cogliamo le numerosissime e cangianti sfumature che formano il mondo, apprendiamo le regole del vivere e ne creiamo di altre. Le esperienze interattive ci consentono di narrarci e di essere narrati in un modo piuttosto che in un altro. Interagendo prendiamo forma e costantemente variamo forma. Si pensi, ad esempio, al ruolo centrale che assumono le relazioni con i pari durante l’adolescenza (fase della vita definita “dei grandi cambiamenti.
Definire l’interagire come luogo in cui costruiamo, strutturiamo e cambiamo noi stessi, gli altri e la realtà che ci circonda, ci consente di non restare intrappolati nelle idee di immutabilità e predestinazione, di non chiudersi in sé stessi, di non blindare le nostre conoscenze a “quello che so” ma di aprirsi verso ciò che “posso conoscere” e di fare un primo passo per creare “noi e il mondo” che desideriamo.
Rivolgersi all’esperto ti consente di gestire le criticità, le difficoltà che stai attraversando e raggiungere obiettivi prefissati nel minor tempo possibile.
[1] La Scienza Dialogica (dal greco διαλογικός, der. di διά “attraverso” λόγος “discorso”) è la scienza che analizza e studia le configurazioni discorsive generate nell’interazione tra esseri umani tramite l’uso del linguaggio ordinario.
Dott.ssa Rosita Solarino, Psicologa e Mediatrice 3387161794
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