On.Gennuso indagato per estorsione a 3 dipendenti della sua sala Bingo
Sotto inchiesta il deputato regionale Pippo Gennuso, che deve rispondere di estorsione nei confronti di 3 dipendenti della sala Bingo “Magic Star” di via Villagrazia, a Palermo. Nell’indagine sono coinvolti anche il figlio Riccardo Gennuso, il socio della precedente gestione della Sala Bingo, Leonardo Brusio, e il sindacalista della Cildi, Antonino Bignardelli.
La vicenda risale al 2015, anno in cui i Gennuso hanno preso in gestione la sala Bingo ed è legata a una vertenza sindacale avviata da 3 dei 25 dipendenti della sala Bingo.
A render nota la notizia, è stato il quotidiano nazionale Repubblica, che in un articolo del 16 ottobre riporta che i dipendenti avrebbero ricevuto minacce del tipo: “O bevete o affogate”, e “Ti conviene prendere questi soldi perché non solo non vedrai più un soldo, ma non ti farò mai lavorare. Sai chi sono io. Ricordati che hai due figli da campare”.
Quando stipularono la transazione, gli impiegati, così hanno denunciato ai carabinieri, sarebbero stati costretti, con minacce, ad accettare un “accordo transattivo”, che prevedeva una liquidazione di meno di un terzo delle spettanze.
L’onorevole di centrodestra, per altra vicenda posto ad aprile ai domiciliari e poi in libertà per voto di scambio, si difende spiegando di non essere mai stato socio del Bingo e di non conoscere le persone che lo accusano:
“Voglio puntualizzare che nel 2015, né io, né mio figlio, eravamo proprietari del Bingo Magic di Palermo – precisa l’Onorevole dell’Ars -, quindi non abbiamo avuto nessun rapporto con i dipendenti dell’epoca. Quello che affermano i tre dipendenti non riguarda il “Gruppo Gennuso”. Non c’è stata nessuna minaccia – assicura nell’indicare nomi e cognomi dei soggetti realmente coinvolti -, perché tutti i lavoratori hanno firmato l’accordo assistiti dal sindacato. La trattativa sindacale è stata fatta dagli ex proprietari, nella fattispecie da Leonardo Burgio, sindaco di Serradifalco e dalla madre, Daniela Faraoni, direttrice amministrativa dell’Asp di Catania. In questa storia siamo completamente estranei e vorrei ricordare a quanti hanno memoria corta, che noi le minacce le abbiamo sempre subite, pure dalla mafia palermitana e le abbiamo tempestivamente denunciate all’autorità giudiziaria”.
E il suo avvocato Nino Caleca spiega: “si tratta di un accordo sindacale precedente alla gestione Gennuso. Tutti lo accettarono tranne i tre dipendenti che hanno presentato denuncia. Vedremo nel corso del processo la validità probatoria delle loro dichiarazioni”.
Saranno dunque la autorità giudiziarie a far luce sulla vicenda. L’onorevole, certo della sua innocenza, ricorda peraltro che è anche vittima di una tentata estorsione proprio a danno della sala Bingo che gestisce alla Guadagna. Imputati nel processo, in corso, sono il boss di corso dei Mille, Cosimo Vernengo, il figlio Giorgio e Paola Durante che avrebbero chiesto il pizzo per lasciare la gestione del bar della sala Bingo all’arrivo dei Gennuso.