Aule troppo piccole, studenti dell’ITIS fanno lezione in cortile
“Non c’è divisione tra i vari strati della scuola, siamo tutti uniti nell’intento di risolvere il problema”. Da questa puntualizzazione siamo partiti per far eco e dar voce ad una vicenda che vede due classi quarte dell’Istituto Archimede, indirizzo Itis, accorpate in un’unica classe, con tutte le problematiche e i disagi del caso. Gli studenti a essere compattati sono 26. La decisione della loro unione è stata presa dagli organi di competenza provinciali, in quanto hanno ritenuto che il personale docente impiegato per le due classi suddivise, risultava troppo dispendioso ai fini della mole di lavoro necessaria. Le varie difficoltà riscontrate dopo tale decisione, riguardano gli spazi ridotti della struttura del Plesso, che non possono contenere un numero così elevato di studenti, soprattutto in riferimento agli spazi dei laboratori, le cui lezioni sono indispensabili per l’indirizzo professionale. Questi ultimi, (dalle immagini e video allegati è possibile rendersene conto), hanno spazi estremamente limitati e, poiché accolgono in un banco 4/5 alunni, quando ne dovrebbero contenere solo due, risultano poco funzionali ai fini dell’insegnamento e dell’apprendimento della classe, oltre alle varie difficoltà logistiche e di sicurezza.”I ragazzi fondamentalmente lamentano delle problematiche relative alle lezioni di laboratorio, perché i laboratori hanno un’estensione ridotta rispetto a quelle che sono le esigenze della classe. Quindi momentaneamente le lezioni non sono risultate proficue” – precisa il Prof. Giovanni Sarta. “All’inizio dell’anno scolastico ci siamo trovati in una situazione diversa rispetto all’anno scorso: IV A e IV B compattate in un’unica classe. In un primo momento la formula sembrava funzionare poi, con l’inizio delle lezioni, ci siamo ritrovati in una situazione precaria e di disagio. Lo spazio delle classi è piccolo e fa fatica a contenerci tutti; dopo 4 anni, bisogna considerare anche che l’approccio ai programmi è diverso da una classe all’altra,il metodo di studio e gli argomenti trattati sono altrettanto differenti – ci spiegano i rappresentanti delle due classi Giuseppe Latino e Leonardo Poidomani. Da qui, la decisione di fare una protesta silenziosa e costruttiva: i ragazzi insieme ai professori, questa mattina si sono recati in cortile per una lezione all’aperto; nonostante le problematiche, si può constatare la voglia di imparare propria di questi ragazzi.
Il loro non è un protesto per perdere qualche ora di scuola, ma un diritto di studio che rivendicano, in sinergia con professori e dirigente, il Prof. Giuseppe Martino. Quest’ultimo, tiene a precisare che, da un lato si sta muovendo su molteplici fronti per trovare una soluzione adeguata, dall’altro si sta impegnando con azioni concrete interpellando Provincia e Ufficio Scolastico Regionale: “Sono già riuscito a sdoppiare tutte le altre materie, che adesso i ragazzi svolgono con professori diversi per gruppo, il mio intento è di riuscire a sdoppiare la classe di concorso A040, ovvero quella delle materie pratiche” – dichiara il Dirigente Martino. E a volere questa soluzione sono anche professori e alunni, i quali nel comprendere che la separazione delle classi è pressoché una richiesta difficile da realizzare sia per motivi strutturali che per motivi istituzionali, richiedono proprio di riuscire ad ottenere tale circostanza, che risulta sicuramente un risultato più ottimale di quella attuale. Ieri mattina il Dirigente, insieme ad un funzionario provinciale, ha effettuato un sopralluogo nei locali dell’ITIS per prendere atto della questione e sensibilizzare la Provincia affinché solleciti l’Ufficio Scolastico a trovare un punto d’incontro. “Sto chiedendo agli Enti Locali e non di aiutarci e collaborare. Sono pure disposto ad acquistare nuovi computer e la licenza di nuovi software per ridurre al minimo i disagi dei miei studenti, nella speranza che gli organi di competenza ci aiutino per far sì che la scuola abbia una struttura più accogliente e dignitosa possibile, nelle classi come nei laboratori” – conclude il Dirigente scolastico. “Sto cercando di trovare una soluzione, a costo di inventarmela per il bene dei miei studenti e la mia scuola”.
Vania Scarso