27 gennaio, “Giornata della memoria…per non dimenticare”
Ricorre oggi, 27 gennaio 2017, il 72° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, e come ogni anno questa giornata è l’occasione per ricordare, soprattutto alle nuove generazioni, quello che è stato e che non dovrà essere mai più.
Anche l’amministrazione comunale ha voluto celebrare la ricorrenza attraverso un convegno dal tema “Giornata della memoria…per non dimenticare l’orrore”. Presenti al convegno, che si è svolto venerdì mattina nei locali dell’auditorium “Attilio Del Buono” e che è stato moderato dal giornalista Giuseppe Lorefice, le autorità civili e militari, i dirigenti degli istituti comprensivi di Rosolini, il dirigente del 1° istituto superiore “Archimede”, gli studenti delle classi terze della scuole medie di Rosolini, gli studenti delle superiori, l’associazione nazionale “Combattenti e reduci” e varie associazioni e cittadini.
«Noi, come amministrazione comunale, – ha dichiarato il sindaco Corrado Calvo nel corso del suo intervento, seguito da un minuto di silenzio in memoria delle vittime – non avremmo potuto farlo passare sotto silenzio. Noi non possiamo rimanere indifferenti di fronte a qualunque tipo di dramma umano, anche di fronte a gente che oggi parte per trovare nuove dimensioni di umanità. Io ho avuto la fortuna di visitare questi posti, noi non riusciamo neanche ad immaginare il dramma vissuto da queste persone e la devastazione che si sono trovati davanti i soldati all’ingresso del campo. Questa immane tragedia ci insegna che non si può continuare a costruire muri ma che si deve accogliere l’altro. La nuova generazione, che oggi è qui presente, ha la mente aperta e deve prendere consapevolezza di queste vicende, imparando dagli errori del passato e adottando atteggiamenti che creino una società migliore».
Anche la vice sindaca Giorgia Giallongo ha sottolineato l’importanza della memoria per le nuove generazioni, perchè «questo è un momento di riflessione che ci ricorda che non dobbiamo mai essere indifferenti a questi avvenimenti. Sono episodi che vediamo anche oggi nel nostro mare, e che ci devono far riflettere perchè, imparando dagli errori del passato, possiamo correggere il nostro comportamento presente ed impedire che questo accada ancora una volta. Colgo l’occasione ringrazio tutte le autorità presenti, le scuole, e chi ha collaborato con me per la riuscita di questa giornata».
Il presidente di Cultura e dintorni, Corrado Calvo, ha ricordato che «il comune di Rosolini ha una lunga tradizione della giornata della memoria; prima ancora che la giornata venisse istituzionalizzata, infatti, l’allora Liceo Scientifico “Archimede” la celebrava per un’idea nata dal professore Luigi Spatola, di cui ho raccolto il testimone. Da quel momento è nato un progetto che ha visto coinvolti tutti i ragazzi del primo istituto superiore e degli istituti comprensivi, un progetto che terminava con la visita ai luoghi della memoria. Grazie a questo molti giovani hanno visitato Auschwitz, Birkenau, Terezin, Mosca e Sanpietroburgo. Una cosa è leggere ed imparare certe cose, altra è ascoltare vedere le strutture che testimoniano una delle barbarie più mostruose nella storia dell’uomo. Noi non solo non possiamo dimenticare, ma abbiamo anche l’imperativo categorico di fare in modo che non si ripeta mai più. Questo possiamo farlo solo vedendo nell’altro non un pericolo, un nemico, un limite, ma un essere umano che ci mette in discussione, discussione da cui possiamo uscire con un atto di amore e di condivisione».
A parlare di indifferenza è stato anche il dirigente del 1° istituto superiore “Archimede”, Giuseppe Martino, che ha spiegato come «certi orrori si perpetrano perchè noi troppo spesso facciamo finta di non vedere e di non sapere. Noi abbiamo il dovere morale di ricordare quello che sarebbe meglio dimenticare; le nuove generazioni, in particolare, devono raccogliere la memoria di quanto è stato ed impegnarsi affinché tutti possiamo essere valorizzati come essere umani, e vivere in quanto tali, con la nostra dignità di persone».
Giovanna Alecci